03/04/24

Sesquipedale


La mia ultima figlia è nata quattro anni fa. La mia prima figlia quasi diciotto anni fa. 

Posso dire di avere trent'anni da vent'anni. Da un lato è logorante. Perché ciò significa riadattarsi a una routine conosciuta che si autoreplica: svezzamento, nido, materna, festine etc.

Dall'altro è gratificante. Perché le meraviglie di un essere umano in evoluzione, in costruzione, sono luce nei giorni bui, e mi sorprendono ancora.

Oggi, mentre ero impegnato a scrivere una serissima relazione, mi chiamano dalla materna.

La piccola ha la diarrea, se la venga a prendere.

Mi metto in macchina, Accendo la radio sulla stazione numero 6 - in questo caso non ho più trent'anni - è un'emittente di musica revival, e metto il pilota automatico.

Ascolto una vecchia canzone di Marisa Sannia. Click. Neurone 25.345 in azione. Sinapsi. Questo disco ce l'aveva mia zia. Era un 45 giri che ho sentito un sacco di volte quando ero bambino. 

Neurone 25.346 dice di no.

Infatti.

La canzone è quella, ma il disco di mia zia era di Marie Laforet, non della Sannia.

Neurone 34.045. Altra sinapsi. Mi suggerisce che andavo pazzo - avevo sì e no dieci anni - per una canzone di Marisa Sannia che si chiamava Amore Amore. 

Neurone 34.046. La canticchiai durante un viaggio in treno, destinazione... neurone  57.456... destinazione Bologna. Mi ricoverarono al Rizzoli per una lesione al menisco. Neurone 34.123. Avevo nove anni. Nove. Alla Stazione c'erano i lavori di ripristino della sala d'aspetto sventrata. Io canticchiavo Amore Amore.

Arrivo alla materna. La piccola mi abbraccia. Tre scariche brutte brutte mi dicono. Torniamo a casa.

Papà, voglio disegnare.

Bene.

Foglio, pennarelli. Come da quindici anni a questa parte.

Sono stanco, ho sonno. Ho parecchio sonno in questo periodo.

Va bene. Mi siedo accanto a lei.

Ti faccio un fiore, papà.

Amore, perché fai le foglie azzurre? 

Non sono azzurre, sono arcobaleno.

E colora le foglie di blu, viola, giallo...

Le bacio la testa. Profuma di Johnson Baby.

Come la prima, la seconda, la terza.

Ma questa margherita è solo sua. La appendiamo. Prendo lo scotch, dài mettiamola in cucina.

Luce nei giorni bui.

La parete della cucina è tappezzata di disegni delle sorelle, poesie, dediche per la festa della mamma e del papà. C'è pure un decalogo che scrisse la seconda, mi pare, in cui uno dei punti è: non si dicono parolacce. Un altro: non si urla. 

Dovrei fare un bel ripasso.

Suona la grande di ritorno da scuola. Mi chiede di aiutarla a fare una ricerca di scienze. "Una roba seria", sottolinea.

Dovrò ritrasformarmi nel padre attempato. Niente fiori arcobaleno ma inquinamento idrogeologico nella val padana. 

Dicevo all'inizio che è logorante risintonizzarsi su dinamiche tipiche della relazione con un bambino piccolo e con tutto ciò che lo circonda (feste, festine, etc.) ma aggiungo che è altrettanto faticoso gestire le richieste eterogenee delle figlie di età così varie, cambiare registro, stile educativo, cambiare la risposta alle loro esigenze.

"Sei fortunato. Rimani sempre giovane", mi ha detto un giovane papà l'altra volta.

Non gli ho confessato che la stanchezza che ho addosso è sesquipedale.

Neurone 13.456. Dov'è che ho imparato "sesquipedale"?

Ah, ecco, da un Topolino che mi prestarono quand'ero piccolo.



5 commenti:

  1. Sfoghi qui la sesquipedalità, per fortuna.. (meraviglioso quel "shhh" su facebook..) ;)

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  2. "Topolino e il regalo sesquipedale" in Topolino n° 753, lo trovi a 19.90 su Ebay. Fossi in te lo comprerei.

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