29/10/09

Disincanto


Credere nelle fate può starci, come credere nella bontà insita nel genere umano, come nella forza del perdono e nell'espiazione delle colpe. Credere di amare una persona quando questa ti ha dato il benservito, questo, mi pare più difficile, come quando un amico o un'amica ti dice che non può accompagnarti in centro a comprare un disco e te lo/la ritrovi con altri a sorseggiare il prosecchino in piazza. L'amore, l'amicizia, richiedono una cosa fondamentale: la condivisione. Dove non c'è condivisione c'è un amore a senso unico, un'amicizia monca.
Scoprirsi traditi non è bello. Scoprirsi soli neanche. Farsì il caffè con la moka da una tazza, alla mattina, non è il massimo dalla vita. Però succede. Ed è meglio andare avanti, farsi un bell'esamino di coscienza, capire dove si è sbagliato e dove no, e voltare pagina. Senza rimpianti. Il sentimento tipico di chi guarda la realtà per quella che è, dopo aver vissuto una dolce o tormentata illusione, è il disincanto. Mica è una cosa così atroce, però. E' semplicemente il fare due più due e trovarsi quattro sotto la barra dell'addizione. Può essere come beccare un palo in piena fronte, mi è capitato e non è cosa piacevole, ma è pure uno scuotimento utile rispetto al torpore del sogno. Il disincanto non è cinismo. Sono due cose diverse. Il primo è accettare in modo tranquillo e razionale la realtà, il secondo è sottolineare la stessa realtà con un sottile senso di godimento sadico. Un'enorme differenza, dunque.
Il cinico non aiuta, il disincantato sì. Circondatevi, dunque, di persone disincantate, ossia di quelle che, se sbagli, non ti fanno sentire un ingenuo decerebrato ma ti svelano con tatto quella che può essere una verità non accettabile.
Ieri sera, a X factor, mentre mi facevo l'aerosol, ho sentito una giovane cantare "E non finisce mica il cielo" di Mia Martini, testo di Fossati. Al di là del look più idoneo a "Touch me" di Samantha Fox e nonostante i feroci tagli nel testo della canzone che hanno tolto significato allo stesso, mi preme sottolineare come l'interpretazione poteva essere migliore solo se Chiara, così si chiama la cantante in erba, dalla splendida voce, comunque, si fosse collegata ai sentimenti che permeano il brano: la rabbia iniziale, l'accettazione che segue e, alla fine,  con disincanto, il voltare pagina.

Ah...un'ultima cosa: il disincanto non esclude la speranza, che è roba assai diversa dall'utopia!
A presto. Bruno

7 commenti:

  1. Accipicchia Bruno, leggendo il tuo testo, ogni tanto mi é venuto il dubbio... " non é che mi conosce?", piú li quando si trattava di farsi una moka da uno la mattina, :-)
    si ho visto cantare Chiara " É non finisce mica il cialo" non so se sia stata tagliata, so solo che ogni canzone cercano di non farla semprare un imitazione del cantante origilale, cercare di farla sua la canzone, quindi delle volte rovinano un´opera d´arta come questa di Mia Martini. Un caro saluto.
    Rosa

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  2. Ma quanto è bella quella frase che hai scritto :"L'amore, l'amicizia, richiedono una cosa fondamentale: la condivisione".....ma non sempre è facile... i motivi sono vari..alle volte essendo "diversi"...bisogna cercare di leggersi nel pensiero...anche se si vuole bene...o si vuole affrontare una relazione di amicizia...i caratteri...i caratteri...come siamo diversi...
    Come alle volte una parola condivisa viene interpretata male....e questo è il problema...sai quante volte...ti faccio un esempio....mia mamma.... viaggiamo su binari diversi...eppure ci vogliamo bene...le esperienze, i fatti della vita ci modificano continuamente...che difficile venirsi incontro.
    La "nostra" storia ..una continua evoluzione...se si vuole vivere...e purtroppo alle volte si tralasciano le "cose" fondamentali...per apparire soltanto...ma il mondo va avanti con i buoni...altrimenti ...io credo....saremmo ancora fermi...alla preistoria.

    Mi dispiace ..x-factor non lo vedo...ma ho ascoltato con piacere la canzone che trovo speciale...:)...
    La speranza...evviva la speranza...:))
    Ciao Bruno !!! A presto...
    Vania

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  3. @Rosa: ciao carissima e bentrovata! Sai quante monomoke mi son fatto nella mia vita?? Però devo ammettere che sorseggiare in santa pace un caffettino da soli non è poi cosi male. Ciao!!!
    @Vania:Ciao!!I binari, prima o poi si incontrano sempre quando si arriva nelle stazioni...ossia nei momenti più importanti della vita... La condivisione, poi, se non c'è diversità è una vera...grande...NOIA!! Condividere significa secondo me anche arricchirsi, dando qualcosa che si ha e prendendo qualcosa che non si ha dall'altro. Crescendo assieme e compensandosi. Un abbraccio!!

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  4. Ciao Bruno...sai proprio oggi al lavoro...ho parlato con una signora...che da poco le è morta la mamma...e sai cosa mi ha detto..."ho avuto molto dai miei figli...un grande aiuto..non me lo aspettavo..., infine chi semina...prima o poi..."...ha ragione e hai ragione anche Tu...ma sai che peccato non trovarsi lungo i binari...:)...ciao Buona notte.

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  5. @Vania: chi semina semi buoni e s'impegna raccoglie sempre prima o poi. Ma per raccogliere ci vogliono sacrificio, energie, dedizione e la stanchezza ci prende troppo spesso. Spesso i nostri semi non vengono innaffiati, curati come dovrebbero e le piantine che nascono sono troppo deboli. Andiamo troppo di fretta per rendere il nostro raccolto ricco e abbondante. E ci accontentiamo. Finchè non c'è più tempo e ci rendiamo conto che potevamo fare di più, crederci di più. Un caro saluto Vania. Bruno

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  6. Hai ragione, non è facile mantenere un rapporto affettivo, che sia di amicizia o di amore... la condivisione, come dici tu, presuppone la capacità di "vivere" l'altro per ciò che realmente è, e rendersi disponibile a "farsi vivere" dall'altro. Spesso a me personalmente questo è mancato, per un mio grande limite: non riuscire a mollare del tutto l'ancora, o meglio, "le ancore" che mi porto dietro da tanto tempo, quelle che mi consentono di dire al mio inconscio: attento, non riesci a fidarti di te stesso per cui non potrai mai fidarti dell'ltro.
    Si, spesso quando hai poca fiducia in te, finisci vivere anche i tuoi affetti in una dimensione di pessimismo cronico e diffidenza cronica. Oggi direi che va molto meglio, dopo anni di autocommiserazione e, grazie a Dio, anche di autoanalisi.

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  7. ciao @Maurizio, sono davvero contento che tu sia passato da queste parti. Io credo, sarà un paradosso ma passamelo, che è proprio quando si ha troppo fiducia nelle proprie convinzioni e nelle proprie percezioni della realtà che non ci si abbandona agli altri. E' una questione di prospettive...sono le certezze, alla fine, che ci limitano, anche quelle sulla nostra presunta bassa autostima...
    Un caro saluto. A presto!

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