24/03/14

Sindrome da lumaca? Una lettrice si racconta


"Una piccola riflessione basata su un'esperienza personale.
Io da quando sono nata sono una bomba atomica di ansia. Forse perché nascere in un'iperprotettiva famiglia siciliana fa malissimo :-) (non so se hai in mente l'atteggiamento delle nonne siciliane nei confronti dei nipoti: "non correre che cadi, non giocare troppo che se no non studi, non guardare troppo i ragazzi che poi diventi svergognata")...
vabbé è un bagaglio tragicomico, che da grande ti porti sempre dietro, vuoi o non vuoi, anziché avere fiducia guardi tutto con sospetto. 
Poi si aggiungono quei mille piccoli rifiuti e tradimenti che di norma in una vita si accumulano e ti trasformi in una lumaca, che trascina un grosso guscio di ansie e paure e fatica a vivere libera da pensieri pesanti che la tormentano! 
Sono diffidente - forse perché almeno la mia ansia non era mai tanto grave – delle cure con psicofarmaci. Preferisco la psicoterapia, perché credo che per guarire davvero bisogna educarsi con un lavoro, e al massimo ho trovato molto aiuto in alcune erbe mediche (l'iperico o la griffonia, e il santo magnesio). 
In parallelo però ho poi trovato un rimedio più efficace di qualsiasi erba, che sicuramente ha amplificato il lavoro della psicoterapia. 
Il più semplice, banale, gratuito e personale dei rimedi. Correre. 
Esatto: per curare quella che definisco sindrome da lumaca (dove il guscio è l'ansia) ho iniziato a correre. Sono arcinoti gli effetti benefici del movimento e dello sport sul fisico, per cui non mi dilungo su endorfine, rilascio di adrenalina ed affini, e mi soffermo su un aspetto. Quello che più mi ha aiutata è stato che per la corsa ho dovuto aprire un pertugio nella routine quotidiana. Diciamo: "lanciare un ponte con me stessa". Ciò è significato anzitutto trovare un'ora di tempo da dedicarmi seriamente e con costanza, per quattro volte alla settimana. 
Concretamente imparare a scavare questo buco tra gli impegni di lavoro e quelli personali. Ma soprattutto ciò ha significato imbrigliare l'ansia. Per correre bisogna essere costanti, e per essere costante dovevo mettere in cassetto, prendere a calci tutti quei pensierini della mia mente che scatenano l'ansia: "non ce la farai"; "resta sul divano, tanto tu non vali nulla", "rimarrai sola" (io sono una persona socievole e fortunata, ma non si sa perché la mia mente produce sempre ansia abbandonica).
Poi c'è la fatica fisica della corsa, per superare la barriera del fiato. I pensierini ansiogeni nascevano come funghi. Pensierini di tutti i tipi, da "perderai il lavoro se fai così" a "questo problema che mi affligge in qs giorni non lo supererò, come faccio?" a "andrà tutto storto". Ma i miei piedi intanto andavano, uno davanti all'altro, e per proseguire non dovevo essere appesantita. Così all'improvviso ho iniziato a dire alla mia mente "shh, taci. solo guardati intorno e ascolta. Tanto questi sono solo pensieri". Lapalissiano. Ma solo in questo modo è stato davvero efficace. I passi rendevano evidente l'evanescenza delle paure. Corsa dopo corsa ho imparato a trovare equilibrio in me, a dare il giusto peso.
La corsa mi sta curando anche perché mi ha regalato la possibilità di guardare intorno a me la città e la natura. Anziché perdermi nei pensieri e nei programmi, mi soffermavo a vedere quella coppia che si dava i primi baci; quei bambini in gita al parco che all'improvviso correvano vocianti sul prato, la signora con il cane che le sfuggiva di mano; la modella tutta sostenuta che camminava lungo la strada veloce e stizzita e quella donna un po' spaventata e dimessa che mi guardava e le si leggeva in viso che voleva correre pure lei. 
Mi sono sorpresa - come non mai! - a guardare la pioggerellina che mi batteva sul viso, a vedere le luci di una piazza una sera di inverno, e poi la luce del mattino (io che dormivo deprimendomi sempre sino a tardi).  Poi mi sono sorpresa a schiacciare coi piedi le foglie "scrocchianti" dell'autunno, a osservare le prime gemme, e ora ad ammirarle già in una miriade di fiori. 
Ci sono voluti mesi, ma funziona davvero: ho visto con i miei occhi la magia di una frase comune, ovvero che la natura ha un suo tempo e i suoi cicli. Quei cicli sono diventati anche miei e mi hanno davvero..."guarita". Così stamattina mi sono fermata a riflettere. 
Non è che l'ansia ci affligge perché abbiamo smarrito la capacità di stupirci del mondo che ci circonda e persino di noi stessi? 
Personalmente mi "perdevo", invischiata nei pensieri: non ho mai visto a Milano le prime gemme a febbraio, invece succede così ogni anno, e io vivo qui da 10 anni. Solo che di solito febbraio e l'inverno in genere era il periodo per me di massima ansia; di maggiore pianto; di un magone e tanti pensieri vorticosi. Come hai scritto tu, le relazioni umane sono ponti, da gettare e attraversare, semplicemente. Osservando il mondo, anziché pensandolo, ho imparato a vedere e poi a fare mie queste tue parole. 
Ecco cosa mi ha dato la corsa: mi ha letteralmente fatto uscire fuori dalla testa ed entrare nella realtà. 
Vorrei che chi soffre come me per questo motivo possa scoprire questa esperienza, adesso che vedo sulla mia pelle quanto funzioni."


Grazie, grazie "la newyorkese" per avermi scritto. Come d'accordo, pubblico la tua testimonianza qui. E' utilissima. Davvero. L'ho letta con piacere e con...stupore!
Proprio ieri un amico mi ha proposto di iniziare a correre. Questo spaccato della tua storia mi ha convinto a non nicchiare.
L'ansia... brutta roba. Correre, mettendo in circolo energie, muoversi. Sì, può essere un valido rimedio.

"Non è che l'ansia ci affligge perché abbiamo smarrito la capacità di stupirci del mondo che ci circonda e persino di noi stessi?" 
Una delle emozioni primarie dell'essere umano è la sorpresa, un'altra è l'attesa, un'altra è la gioia.
Se mi vivo l'attesa con l'aspettativa (anche) della gioia, vivrò, poi, la sorpresa in modo funzionale, metterò in conto anche l'esperienza possibile della gioia: non avrò un'ansia limitante, cupa, opprimente, colma di tristi presagi. Se mi vivo l'attesa con l'aspettativa unica della tristezza, tra attesa e sorpresa s'inserisce la "paura", altra emozione di base. Avrò un'ansia limitante. Vivere nella paura? Ci si blocca. Privi di coraggio, di slancio, di ottimismo.
Un po' d'ansia è funzionale per l'essere umano, così come la paura. Se esse sono pervasive, e ciò dipende da come siamo stati guidati in passato alla scoperta del mondo e di noi stessi, viviamo malissimo.
Dunque, sì, lo stupore è un'emozione, per così dire, neutra, simile alla sorpresa, un'emozione non mentalizzabile, volatile. 
E se lo stupore è nutrito precedentemente dall'aspettativa della gioia, dalla curiosità, dalla permeabilità del nostro essere, dal desiderio di gettare ponti, sì, esso può essere una capacità meravigliosa, che i bambini, per esempio, hanno e perdono troppo presto.

4 commenti:

  1. correre mi manca.
    non correvo tanto, nemmeno troppo spesso. ma quando mi veniva voglia, via! partivo.
    non avevo nemmeno una grande resistenza. anzi. ma dicevano (ai tempi di gioventù e gare di atletica) che c era un buono scatto e velocità.
    adesso mi accontento di sognare di correre. e la cosa bella è che quando corro nei sogni non ho il fiatone, ho un passo regolare come il respiro e i miei piedi sono leggeri sull asfalto. e mi stupisco di riuscire a farlo con tanta facilità.
    mi manca molto.
    però sai che c è? ho imparato a camminare guardandomi intorno più di prima. alle volte forse anche l andar piano no è male...

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  2. @Bruno: "Proprio ieri un amico mi ha proposto di iniziare a correre"...allora fammi sapere com'è andata! :-) divertiti!
    @Syssa sì il senso è quello: non importa a che velocità, penso l'importante sia rimettere in moto lo stupore, e anche una camminata, a mio parere fa bene :-)

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    1. sono d accordo! piacere di conoscerti!!! :)

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  3. Com'è stato bello leggere tutto ciò. Coraggiosa e sincera, mi è piaciuto molto.
    Correre, è da tanto che dico adesso lo faccio (ho persino comprato una tuta nuova), osservare la natura e nutrire il proprio essere di stupore vero. Mi piace ma non so se ce la farò. Grazie a La newyorkese e grazie a te Bruno per aver postato il suo scritto.

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