Un lettore mi ha detto questa cosa, piuttosto triste ma assai suggestiva: “la paura più ricorrente per me è quella di sentirmi un pesce d'acqua dolce con tanti altri pesci che vivono, da sempre, in un mare d'acqua salata”.
La scelta della relazione implica il trovarsi di fronte a molti specchi.
Non si fugge dall'immagine di noi stessi che gli altri ci riflettono. Capita spesso che siamo noi i primi giudici di noi stessi e una nostra caratteristica diventa un pregiudizio, prima per noi, che per gli altri. Evitiamo il contatto profondo, di esporci e ci troviamo sempre spaesati, soli, diversi.
Pensiamo e ripensiamo al modo di presentarci, di proporre la nostra diversità, quando invece dovremmo solo tuffarci nell'acqua di cui parlava il mio amico lettore, che è sempre più dolce di quanto crediamo. (BP)
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