07/09/16

Vacillare

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Vacillare. 
Capita.
Il terremoto emotivo può avere origini profonde.
Fortunato chi vacilla e non cade o chi, se cade, può farlo tra le braccia di qualcuno.
L'esperienza del cadere sul corpo di un altro è potentissima. Per alcuni è sconosciuta.
Vacillo, cado e tu mi prendi. Che bello, no?

Notte travagliata. Mi sveglio sudato e stanco. 
Nel sogno, un addetto alla reception di un albergo, in America, assegna a me e ad alcune persone a me care, non ricordo se parenti o amici, una stanza lurida e fatiscente. Comincio a pulirla affannosamente. Prima la scopa, poi il mocio. La polvere sembra non andar via. Trovo di tutto. Rimasugli di cibo, cartacce, scontrini. Trovo anche l'invito a una festa di compleanno con la data di tre anni prima, una festa organizzata proprio in quella stanza, e una candelina sciolta a metà: il reperto per dimostrare al receptionist che quella stanza non era stata pulita da tre anni. Continuo a pulire, l'aspetto della stanza è migliorato ma rimane un posto squallido e triste. 

Vacillare. Nell'ambiente in cui hai scelto di vivere. Devi far pulizie. Anzi, devi proprio cambiare ambiente. Anche solo l'atteggiamento di fronte a quest'ambiente. Non puoi fare tutto da solo. Devi chiedere. Devi cambiare orizzonte. 

La memoria del corpo ti assiste anche se hai dimenticato.
Lo ricontatto. Gli devo chiedere un favore. Gli chiesi qualcosa sette, otto anni fa.
La testa non mi assiste, la gola e la pancia mi dicono "è inutile chiedere, non ti risponderà". Chiedo lo stesso. Non mi risponde. Peggio. Mi risponde allargando le braccia.
Come otto anni fa, questa volta con un'espressione sorniona e sadica. 
Ho rimosso quell'esperienza. 
Brucia di nuovo il senso di umiliazione. Ma meno, molto meno. Perché negli anni ho scoperto che alcuni non riescono proprio a dare. Non sono empatici. Non ce ne capiscono un cazzo di emozioni, di quello che provi tu, dell'importanza di una domanda, della necessità di una risposta. Non ci arrivano proprio.
Il corpo suggerisce dove poter chiedere e dove no. Bisogna ascoltarlo.
Non l'ho ascoltato questa volta, ma ho capito che funziona. Ha una memoria, il mio corpo, eccellente. Coglie, registra cose che la mia mente non riconosce.

Vacillare.
Se la costruzione della tua personalità è stata irrobustita con carezze, abbracci, sguardi complici, rassicurazione, non crollerai. 
Se hai paura di crollare, affidati a chi non lesina carezze, abbracci, sguardi complici e rassicurazione. Quando cadrai, il tuo non sarà un vero e proprio crollo, ma un "abbandonarsi a qualcuno" che è un'esperienza meravigliosa, la prima, forse, che viviamo, sin dalla sala parto. 
Nell'"abbandonarsi a qualcuno", un qualcuno che ti vuol bene e si assume la responsabilità (e la difficile, bellissima esperienza) di sostenerti, non importa se piangi, se urli, se bestemmi, se ti avvinghi tremando, se maledici la vita, se batti i pugni perché hai fame, se confessi di aver perso le speranze.
Sei contenuto, sei protetto, non sei giudicato.

2 commenti:

  1. Una cosa bella che hai (senza dubbio una delle più belle) è il tuo ottimismo. Quell'ottimismo "salvifico" che non tutti hanno, e che non tutti capiscono.
    Ciao.

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    1. Mi hanno sempre salvato gli altri. E se mi sono salvato e' per ciò che mi hanno insegnato gli altri, chi mi voleva bene. Mi salverò ancora. Farò ancora cose buone. Ma non da solo. Io da solo non valgo un cazzo. L'ottimismo per me è credere nella relazione che ti protegge e ti insegna e ti salva. E crea valore, salva altre persone, fa crescere altre persone. Non mi basterò. Mai. Ti abbraccio Attanasio, a presto.

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