17/08/19

Acqua e niente

Il professore mi invita a cantare.
Intono una canzoncina. Nella canzoncina inserisco due gorgheggi e la sporco un po' per renderla più attuale. È una specie di ninna nanna d'altri tempi. Mi viene bene. Un paio dei miei compagni mi dicono bravo.
Quando decisi di partecipare al corso di canto lo feci soprattutto per sbloccarmi e per superare la mia ansia da prestazione.
Ho sempre saputo di avere una buona voce, solo che avevo bisogno di allenarla, educarla.
Siamo in dieci, ognuno seduto sulla sua sedia, in circolo.
Il professore ci studia, a volte finge indifferenza, per non farci montare la testa, altre volte non può fare a meno di gratificarci con una parola d'elogio, seppur striminzita.
Dopo di me, altri tre compagni di corso.
Buone esecuzioni, l'ultima, del compagno che sembra più talentuoso, è una specie di monologo interrotto da brevi litanie. Una roba d'avanguardia. Il professore, alla fine, si complimenta con lui. "Molto interessante ciò che ci hai donato. Molto".
Abbiamo finito. Il compagno talentuoso mi punta il dito e mi dice "ma tu hai cantato?". Io rispondo "Sì, tre canzoni fa". Lui fa spallucce, corruccia la fronte, non dice niente.
Ho sofferto per anni di ansia da prestazione. Prima dell'esame, quale fosse, mi prendeva un mal di pancia pazzesco e dovevo correre in bagno. A volte sudavo freddo, altre dimenticavo tutto ciò che avevo imparato. Mi successe, per esempio, a un esame all'università ed ebbi tutti e tre i sintomi. Scappai in bagno, sudai freddo e di fronte al docente dimenticai tutto.
Non ho mai sofferto di ansia da indifferenza, cioè, quando tu fai una cosa e non si accorgono di te, quando tu t'impegni e premiano un altro. Però il fatto che il compagno talentuoso non si sia accorto della mia esecuzione mi turba. Sono triste.
Vado in bagno, mi guardo allo specchio e mi domando chi sono, perché sono lì. A cosa mi servono queste lezioni di canto se c'è chi non s'accorge di me? È una sensazione antica, quella che mi stringe la gola. Sono stato un bambino timido e credevo di avere un paio di talenti, qualcuno me li aveva fatti notare convinto. Però mi vergognavo, e non li esprimevo. Sono diventato un bambino grasso. La mia pesantezza mi ha aiutato a non mettermi in mostra. Mi ha protetto. Ma ha soffocato i miei due talenti.
Adesso sono magro. Non ho più l'ansia da prestazione. Credo di non avere alcun talento. Forse è la soluzione per non soffrire, quella di sentire di non essere capaci a far niente d'eccellente, il galleggiare nella mediocrità, senza nutrire le attese degli altri.
Non ho la sensibilità, la cultura del compagno talentuoso, il suo slancio innovativo, la capacità di attrarre l'attenzione degli altri.
Mi lavo la faccia.
D'improvviso mi viene in mente una canzoncina che cantavo quando avevo, boh, dieci anni. La intono. Che canzone stupida! Eppure mi rincuora. Come la mano sulla mia testa di mia nonna che amava sentirmi cantare e mi diceva che un giorno mi avrebbe visto in tivù.


Acqua splenderà
Limpida sarà
Acqua porta via la guerra
Acqua
Acqua forte
Acqua scura
Acqua che scenderà
Non fa paura
Acqua trasparente
Acqua e niente
Acqua ritornerà
Acqua corrente.


2 commenti:

commenta perché... condividere fa bene!