Maura insiste a chiamarmi e io chiudo. Mi manda un messaggio.
‘Ho telefonato alla Rinascente. Non sei ancora andato. Voglio entro mezz’ora
la foto di te che indossi le robe nuove e la coppola’
Non rispondo.
Ho bisogno di una doccia. Mi sento sporco. Ho ascoltato
l’inimmaginabile, come averlo visto, come fossi stato in quella stanza. Gli
odori di quegli estranei sono in questa casa. Non mi disturbano, ma mi sento
sporco.
Mi sono eccitato. Provo vergogna.
Cerco il numero di Ada nella rubrica telefonica.
“Ada di mamma”.
L’ho registrata così perché l’altra Ada è la truccatrice di “Buongiorno
col sentimento”. È un programma del cazzo, ridicolo, con un format anni ’80, ci
vado come ospite una volta a settimana, la produttrice è l’amante del direttore
di rete. Tutto serve.
Ada, sei tu?
Ho pulito il bagno.
Lo so.
L’hai bevuto tu il succo?
Sì.
Lo sapevo.
So tutto.
Immaginavo.
Ero lì
…
E allora?
Io…
Io cosa, Ada? Che cazzo t’è
venuto in mente di fare di casa mia?
Io ho biso…
Per favore Ada, chiudiamola
qua.
Sei arrabbiato?
Rido
È assurdo.
Sono poche persone, fidate.
Fidatissime, direi.
Rido ancora, non ce la faccio a incazzarmi come sarebbe giusto.
Adesso?
Adesso ti trovi un altro posto
per esercitare.
…
Ci sei?
Posso venirti a trovare, se
sei lì.
Lì dove?
A casa tua.
Sì, sono a casa ma voglio
chiuderla qui questa storia, okay?
Mi dispiace.
Lo so che ti dispiace. Non
piangere.
Va bene.
Da quanto va avanti questa
cosa?
Da sei mesi.
Ti piace?
Ne ho bisogno.
Bisogno?
Sì.
Ah.
Poi, un giorno, ti spiego, se
vorrai rivedermi.
Io non ce l’ho con te. Ce
l’ho… ce l’ho con la vita.
Tu? Con la vita? Ma se sei
bello e famoso.
Non è giusto che tu ne abbia
bisogno di questa cosa. È uno scherzo della vita. Una cosa assurda.
I bisogni non sono assurdi. Ci
sono, li ho. Comunque ne vedo quattro in
tutto. I due militari, il vicino, tanto lo sai ormai, e un disabile.
Un disabile?
Il ragazzo del terzo piano del
palazzo di fronte.
Quello senza gambe?
Sì.
Oh.
Lo porta suo padre, che non mi
ha mai sfiorata con un dito.
Ma gli funziona?
Sì, e anche bene. È un ragazzo
dolcissimo.
È assurdo, veramente assurdo.
Mi sono innamorata del
militare.
Il ragazzo o il capo?
Il ragazzo… ma tanto…
Tanto cosa?
Vengono per stare assieme,
per, insomma… io sono una comparsa…
Il padre di quello del terzo
piano ha due rosticcerie, se non ricordo male.
Sì.
Perché non vai a lavorare da
lui? Chiediglielo.
Boh.
E il figlio com’è?
È diplomato, si è iscritto
all’università, avrà uno o due anni meno di me.
È carino?
Sì.
Mi stai dicendo la verità?
Sì.
Vediamoci domani. Alla
rosticceria accanto alla chiesa.
Okay
È irrefrenabile, in me, il desiderio di salvare le persone. Ada è una
persona fragile. Il bisogno nella persona fragile è una crepa nell’anima. Ada
non è una puttana. È una ragazza fragile.
Ci fosse qualcuno, porcocane, che accarezzasse la mia, di fragilità, che mi guardasse come sono, non come voglio apparire, come devo apparire. Ada ha il suo bisogno, ho già capito di cosa si tratta. Il mio? Il mio bisogno forse è quello di poter mostrare la mia fragilità, di non sentirmi a pezzi, distrutto, a causa di essa. Aiutare gli altri è un modo per attaccare i miei cocci, per non vederli, per dimenticarli. Sono un mosaico di cocci. Da lontano sembro unito, da vicino sono un insieme di crepe, di tagli, di rabberci.
Chi non avrebbe bisogno di mostrare le proprie fragilità? O di qualcuno che le percepisca senza far capire di aver capito. Perché insomma l'amor proprio innanzitutto. E chi intacca la corazza via da noi, lontano, sparisca per favore. Abbiamo bisogno di tentativi, si, ma che falliscano.
RispondiEliminaBisogno di non aver bisogno
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