13/01/12

Il buco nero -attenzione: post lungo e prolisso-



Autobus. Mi accomodo. Due donne di fronte a me. Una attraente, l'altra no. La prima, rossa, sguardo malizioso, sui quarantacinque, truccata, vestita alla moda, un paio di orecchini di corallo rosso. L'altra, bassina, lineamenti fini ma bianca, bianchissima, di un pallore mai visto, con le unghia con lo smalto rovinato e il kleenex in mano ad asciugare il moccio abbondante.
Mi guardano entrambe in faccia imbarazzate e l'occhio, malizioso di una e umido e arrossato dell'altra, si sposta un pò più giù. Caspita che bell'uomo che sono, penso.
Mi accorgo, molto dopo, di avere la cerniera dei pantaloni completamente abbassata. Sapete com'è, vado di corsa, la mattina...
Ma dillo, porca miseria! Che c'è di male? Avvertimi!
"Scusi, ha la cerniera aperta!". "Oh grazie! Molto gentile" sarebbe stata la mia risposta. Semplicissima.
Chissà che hanno pensato....anche perchè in autobus, mi sto accorgendo, trovi di tutto.
Forse anche quello che non tira su la cerniera per imbarazzare le passeggere.
Ieri un ragazzo, tra una parolaccia e l'altra, una risata e l'altra, confidava ad un suo amico di non vedere quasi mai il padre e di non sapere nemmeno che lavoro faccia. "Non è che mi freghi un granchè..." diceva ma la sofferenza e la voglia di non farla trasparire, gliela leggevi negli occhi.
Il blitz dei controllori di ieri pomeriggio è stato favoloso, memorabile. Anche perchè i portoghesi erano più quelli del posto che gli immigrati.

Oggi m'ha colpito una scena e ve la voglio raccontare, perchè l'ho sentita forte e mi ha acceso più di un'emozione, toccandomi corde molto sensibili.
La signora con gli orecchini di corallo, di cui sopra, saluta un'altra passeggera che le si siede accanto, al posto dell'allampanata. Cominciano a parlare del più e del meno, del loro ufficio, dei rispettivi direttori...
Lo so, qualcuno di voi starà pensando: ma questo non si fa i cabbasisi suoi. E' vero.
Sarà per una deformazione professionale, o perchè amo troppo imparare dagli altri anche indirettamente o perchè detesto le cuffiette alle orecchie e tutto ciò che mi isola dal contesto - è veramente assurdo!!! E' così bello sentire, confrontarsi, conoscere, perchè isolarsi?!?!
Allora...che mi sto perdendo...
Le due cominciano a parlare e ritrovo, nella signora dei coralli,  il suono familiarmente cantilenante dell'accento palermitano, di quello un pò impostato da cui si evince che sei laureato, medioborghese, amante degli aperitivi in Via Principe di Belmonte (la deliziosa via dei negozi, dei carrettini dei fiorai e dei bistrot, a Palermo). Perchè lo slang palermitano cambia al cambiare dei rigidissimi (ancor'oggi) status sociali della città. E io ancora lo distinguo perfettamente.
L'altra donna, sui quaranta, del luogo, bel sorriso, vestita in modo sportivo, una borsa di tela a tracolla, le chiede: "come ti trovi qui?".
Risposta un pò solenne: "Bene, bene, sono qui perchè ho seguito una passione".
Parlano, poi, un pò, dei loro percorsi di studio e professionali, e l'autoctona irrompe con: "Hai trovato qualcuno qui?"
Imbarazzata e un pò stizzita, l'altra, punta forse nel vivo: "No, no...ho molti amici però, anche veronesi, usciamo, facciamo, diciamo...".
L'altra: "come li trovi?"
L'isolana:"Certo, il contesto è diversissimo, l'atteggiamento anche, l'approcc..."
La veronese: "Sì, ma come li trovi?" -fintamente complice- aggiungo io.
"Mah....non so....forse...boh..."
"Stronzi?" la precede l'autoctona.
La palermitana sbotta: "Sì, stronzi! Proprio così e poi....manca loro qualcosa...non so definire cosa....trovo che hanno un buco nero dentro. Non li capisco proprio. Non si esprimono, gli manca qualcosa!!!"
L'autoctona sorride. Si salutano. L'altra scende. L'autoctona prende a leggere un libro, tranquilla.

Ho assistito, ragazzi, ad una seduta psicologica meravigliosa. A parte il fatto che mi chiedo cosa la mia concittadina ci guadagni dicendo a una veronese che i suoi concittadini sono stronzi.
L'autoctona ha letteralmente estorto, in modo elegantissimo, il reale atteggiamento emotivo dell'altra, le sue nette emozioni, ciò che pensava degli abitanti del posto. L'ha fulminata con una domanda chiara, diretta, on/off.
"Manca loro qualcosa, hanno un buco nero....".
Dopo alcuni anni di permanenza qui devo ammettere che questa frase mi lascia di sasso. E' stupida. Assurda. E' però una considerazione piuttosto comune da parte di noi meridionali.

Ma cosa gli manca? Siamo tutti uguali nel mondo, caspiterina!!
A Palermo, io, di pessona pessonalmente, ho trovato enormi difficoltà a trovare amici veri, eppure, mi sento palermitano doc, sono un estroverso doc, mi piace stare in compagnia e cerco il calore umano nelle relazioni.
Avevo professori universitari che trasmettevano un gelo artico attraverso i loro occhi e le loro parole, eppure, erano siciliani come me. La cassiera del supermercato sotto casa era fredda come una spia del Kgb e ricordo compagni di scuola con cui, dopo anni di liceo, avrò scambiato sì e no, tre parole.

Lo sai cosa manca, e mi rivolgo idealmente alla mia critica conterranea, alle persone di quassù?
Una furbesca teatralità. Ecco cosa manca. E' roba tipica di noi meridionali. Siamo belli, simpatici, allegri, ospitali, calorosi ma non si capisce (e non lo facciamo capire) se tutto ciò è sentito, vero, o è studiato, se siamo calati in una parte, in poche parole, per un tornaconto non eminentemente materiale ma anche solo emotivo.
Qui, in pianura, dove i Borboni non ci misero piede, un atteggiamento è il più delle volte univoco. Una parola significa una cosa e basta. Non usano i toni e i gerghi dove tre puntini sospensivi in una frase, un cenno o un sospiro significano "altro". Tutto qui.
Ci sono persone belle qui come lì, persone brutte lì come quassù. Passatemi la considerazione banale.

L'autoctona casual -bravissima- ha stanato la vera emozione della mia conterranea: la rabbia. Di non riuscire a relazionarsi profondamente con le persone, in generale, perchè costretta in una maschera, in un clichè, in una parte.
Io non potrei diventare amico di una persona razzista. E sono del sud.
Credo che questo valga anche per uno del nord.

11 commenti:

  1. E' che non ha mai vissuto in Piemonte :)

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    1. :) capisco Rouge. Non nego che non ci sia razzismo o pregiudizio, anche solo velato. Solo che è difficile, credo, per un settentrionale intelligente e aperto essere amico di un meridionale razzista che crede che abbia il buco nero...ciao!

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  2. Che bella scenetta quotidiana, da come l'hai descritta mi è sembrato di stare là sull'autobus. Beh! il buco nero...frase fatta quando si cerca e si crede che all'isola che non c'è!!!!...come siamo tutti isolani quando vogliamo goderci e sollazzarci sotto la bella palma delle nostre convinzioni, aspettando che siano sempre gli altri a riempire i nostri vuoti.
    Ciaooooooooo:))

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    1. nella scenetta manca solo la puzza di sudore dell'autobus affollato. Bella la metafora dell'isola....;) ciao cara!

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    2. Il problema vero, a mio avviso, è che la gente non concepisce la propria esistenza fuori dalle relazioni sociali perchè ha difficoltà a stare bene con se stessi.
      Io da quando ho raggiunto la consapevolezza di stare meglio da sola che assieme ad altri mi ritrovo a dover gestire una vita sociale intensissima.
      E allora il razzismo non sarà una giustificazione alla nostra mancanza di elasticità mentale ad adattarci all'ambiente sociale senza perdere la propria identità?
      Ciao Bruno.

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    3. ciao Marisa, che bello che ti fai viva. Io credo che non si può concepire la propria esistenza fuori dalle relazioni sociali ma che è indispensabile stare bene con se stessi, per viversele bene le relazioni. Io non sto meglio da solo, sto bene anche da solo, ma non potrei vivere da solo, la vita è più ricca se c'è relazione.
      Sulla genesi del razzismo sono d'accordo con te. è proprio così. l'identità geografica è ben poca cosa rispetto a quella psichica,sociale,relazionale,professionale. Chi non ce l'ha sviluppata in questi ultimi ambiti la enfatizza nel primo. E difendere l'identità geografica/etnica, oggi, è un'assurdità. Un caro saluto!!!grazie!!!

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  3. ritorno con un po' più tempo (non è una promessa bensì una minaccia)
    ma una cosa mi sento di dirti così, su nove dita: il giorno che ti incontro sarà un gran giorno.
    (notare l assenza di condizionale)

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  4. Sonia: 9? mica hai lasciato alzato il medio? No, perchè...sai...:o))

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    1. Siocchino!!! Mi ti tocca spiegaVti tutto: io noVmalmente peV scViveVe con la tastieVa uso nove dita, neVVero. Anni e anni di dattilogVafia alle spalle, mica uso due ditini così... spaVuti... tzè...
      E poi il dito medio alzato è così poco signoVile... ;)

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  5. sai che sei una veneta simpatica? te lo scrivo usando tre dita :))

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