13/03/12

La prof

Si aprono le porte dell'ascensore e vedo una donna dal viso conosciuto. Non è lei, sono passati venticinque anni. Forse è pure morta.
I neuroni si attivano, saltellano in subbuglio e provo rabbia e disgusto che non adduco allo schifosissimo caffè della macchinetta. La faccia è uguale a quella della mia professoressa di greco, latino, storia, geografia, italiano... che se una prof, "la" prof ce l'aveva con te eri fottuto alla grande.
Stesso sguardo accigliato, mascella contratta, gote rosso fuoco, bionda tinta.
Credo che, nella mia vita,  la mia prof del ginnasio sia stato uno degli ostacoli più ardui da superare. Distruttiva, offensiva, irridente. Avevo ogni giorno la gastrite a mille e il libretto delle giustificazioni senza più fogli.
Era svalutante, bigotta e crudele. Patinata di buonismo ultracattolico. Single, votata a chissà quale santo.
Me la sono vista brutta, ragazzi. Se non ci fossero stati i miei genitori e una zia che mi dava lezioni gratis e mi trasmetteva motivazione, nozioni e poi ancora motivazione, avrei lasciato, abbandonato. Mi sarei ritirato.
La mia autostima era pari a zero. Un tredicenne distrutto. Sensibile, intelligente, intuitivo e quasi alla canna.
Le interrogazioni erano umilianti. Mi vergognavo. Sì, l'emozione più forte era la vergogna e poi la rabbia, la tristezza...ma non piansi nemmeno una volta. La rabbia e il disprezzo per quella donna non lasciavano spazio alle lacrime.
Credo che nella scuola ci siano molti mobber che rischiano di ferire per sempre l'autostima dei ragazzini che hanno di fronte.
Una volta ci lasciò un tema. Commento ad una poesia di Baudelaire. Scrissi sei pagine fitte fitte. M'interrogò. Le lessi. Guardandomi con un sorriso sarcastico esclamò, di fronte a tutti: "dove l'hai copiato?".
Credo sia stato il momento più rabbioso della mia vita. Tornai al mio banco, aprii lo zaino, presi dei fogli strappati e glieli misi innanzi, con la mano tremante. "Questa è la brutta copia professoressa, poi faccia come crede".
Mi mise otto. Non gioii, non festeggiai a casa. Dovevo ancora recuperare il tre della versione di Esopo.
Oggi riconosco immediatamente i mobber dell'anima, hanno lo sguardo torvo e due rughe tra le sopracciglia che danno un che di arcigno all'espressione. Sorridono ma lo sguardo rimane arcigno. Non amano. Pregano molto e giudicano altrettanto. Si identificano col potere dato dal loro ruolo, Non gioiscono dei successi altrui.
Regalò, in occasione della Pasqua, immaginette delle edizioni paoline ad ognuno di noi. Chi aveva la colomba della pace, chi un fiore, chi un micetto dallo sguardo dolce, con un messaggio religioso e la sua firma.
Poi seminava il terrore.
Un compagno che non aveva nulla da perdere, già bocciato, un giorno non ce la fece più, spinse il banco e le urlò qualcosa che in palermitano stretto è un "augurio" irripetibile. Lei irremovibile, inespressiva.
Fu catartico. Per tutti. Il ragazzo smise di frequentare.
Oggi uscendo dall'ascensore ho rivisto me da ragazzino e mi sono detto: "sei stato fortunato".

16 commenti:

  1. C'è un sacco di gente che spreca un sacco di tempo in cose talmente inutili.......

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  2. Ce ne sono sempre stati di "EDUCATORI" così nella scuola. E ci sono ancora. Personalmente sono stata fortunata, a parte la maestra che in prima elementare mi fece gridare in coro "ladra" da tutta la classe per un temperino poi ritrovato, settimane dopo, sotto la pedana dei banchi..ma questa storia è in un mio post.
    Mio figlio ha avuto il tuo travaglio per una prof di matematica...colpevolmente non ce ne siamo avveduti subito...Il cambio scuola è poi stato salvifico.Ma rimane l'amarezza di non poter far null'altro che "fuggire"...per sfuggire.

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    1. io insegnerei ai ragazzini come trasformare la rabbia per un'ingiustizia, in consapevolezza dell'ingiustizia e a fine anno farei compilare agli stessi un questionario anonimo di soddisfazione dell'attività e metodo didattico dei docenti. Se il risultato fosse negativo, ti tolgo la tredicesima. Se c'è qualche accenno a condotte mobbizzanti, a colloquio col dirigente scolastico e lo psicologo. Se c'è qualcuno che si è ritirato da scuola per conflitti coi prof etc. sotto osservazione tutto il corpo docente. UN ragazzo che si ritira o cambia classe è un insuccesso per tutti gli insegnanti. E' pazzesco, come fai ad andare avanti sapendo che qualcuno, al di là del rendimento che pure dipende dal clima e dalla relazione con l'insegnante, è fuggito, sta perdendo tempo prezioso, per colpa tua? Un abbraccio, Sandra

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    2. E' davvero così. Ora non starei zitta...ma allora ero giovane e sempre con il cuore in gola... :O)

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  3. ...un ragazzino ...non potrà mai capire se non con l'esperienza...i grandi/gli adulti devono essere "grandi/adulti" quando ce n'è il bisogno...molti hanno "rovinato" vite di persone....è che..come sempre il mondo molte volte gira all'incontrario.

    ciaooo Vania

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    1. anche noi però dobbiamo filtrargliela questa esperienza...sennò che ci stiamo a fare? Schermarli da questi orchi assassini dei sogni e dell'autostima.
      Ciao!!!!

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  4. Mi hai fatto venire i brividi e dolore alle tempie, ho rivisto la mia prof di lettere alle medie, a me andò come al tuo amico, mi presi un esaurimento e lasciai per un anno la scuola. Qualunque cosa facessi o scrivessi il mio voto era infame, mi ha annientato. Ho dovuto aspettare il primo anno di scuola superiore per riacquistare fiducia in me, quando il mio tema vinse l'unica borsa di studio in tutta la scuola. Ti abbraccio e ti seguo
    Emi

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    1. ciao Emi. Io dal cinque e mezzo (di media) dopo mille sacrifici, umiliazioni e tc. in greco passai all'otto e mezzo dopo l'estate perchè cambiai prof. figurati. Ti abbraccio anch'io e ti seguirò. meravigliose le forto di Barcellona.
      ciao!

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  5. A me è andata forse peggio. Sì perchè avevamo 6 anni quando io e mia sorella gemella fummo bocciate in 1^ elementare. Secondo il parere della maestra- strega ( lo era veramente, i tratti somatici ci stavano tutti per giunta)avevamo difficoltà di apprendimento. Ma il nostro vero disagio era l'inserimento nella classe. Noi non ci sentivamo accettate. Da un paese di montagna ci ritrovammo in poco tempo a vivere una realtà molto diversa dalla nostra. Roma era più che immensa, ci stordiva.
    Parlavamo ancora il nostro dialetto e questo faceva ridere molto i nostri compagni. Uscivamo da scuola quasi sempre piangendo e mano nella mano . Meno male che eravamo in due...così l'una poteva consolare l'altra...Gli altri bambini non avevano colpa, LA STREGA SI'. Lei non fece nulla per far comprendere le nostre evidenti difficoltà,per farci accettare , per far capire loro che non eravamo diverse,non ci tese la mano.
    Ricordo che mio padre si recò dalla direttrice per avere spiegazioni ma ottenne ben poca cosa. All'epoca i nostri genitori non erano poi così informati,come oggi, sulla possibilità di impugnare una decisione così palesemente lesiva.
    Ovviamente ripetemmo l'anno e cambiammo maestra. Dopo andò bene.
    Ciao Bruno, Daniela

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    1. Paradossalmente, sì è vero, è stato un bene che vi abbia bocciato entrambe. Almeno avete vissuto la cosa mano nella mano.
      Ciao Daniela, è sempre bello leggerti.

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  6. Io ne ho incontrate tre....proprio quante le streghe del Macbeth!!!...una per ogni ciclo scolastico...brutte fuori ma soprattutto dentro!!!...un masso al posto del cuore...elargivano sentenze ad ogni piè sospinto ma nessuna ha azzeccato il mio futuro....nonostante avessero pentoloni per farmi bollire e ribollire!!!!...è vero che all'epoca mi hanno cucinata a puntino...ma all'alba ho vinto io!!!!:)))

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  7. la parola "strega" non l'ho utilizzata ma quanno ce vo ce vo. La mia era ben camuffata....
    Cia carissima Made!!

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    1. Con quale altro nome in fondo un bambino può chiamare una persona che si comporta come la mia maestra ? Strega per un bambino è familiare...è quella cattiva delle favole...
      Daniela

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    2. Ciao Bruno! Quanto hai ragione! Io quest'esperienza dolorosa l'ho vissuta attraverso mio figlio. Alla fine della terza media, decise, con tanto entusiasmo e tanta convinzione, di iscriversi ad un liceo classico ad indirizzo linguistico. Non aveva mai avuto problemi a scuola,(fino ad allora!), perciò, io e mi marito, eravamo convinti che la sua inclinazione e il suo desiderio, andavano assecondati, valutando comunque tutti i pro e i contro. Iniziò l'anno scolastico in questo nuovo mondo:nuovi compagni, nuovi prof, nuove materie..., e l'entuasiasmo e la voglia di studiare, portava avanti mio figlio, che, ben presto si accorse che tra lui e la sua prof di latino, italiano, storia e geografia, non c'era un gran feeling...Infatti, la suddetta prof, già a ottobre (cioè a un mese e mezzo di scuola!) decretò la sua sentenza: il ragazzo non era da liceo e ...non ce l'avrebbe fatta a superare l'anno! Sono anch'io insegnante e rimasi profondamente delusa dal comportamento della professoressa, che, non dava nessuna fiducia e nessuna possibilità a mio figlio,il suo studente, perchè...a pelle...non si capivano...Cominciammo uno studio intenso (a casa) con mio figlio: non sai quante ore di studio fatte insieme, quanti incoraggiamenti abbiamo dovuto dare, perchè le certezze di mio figlio cominciavano a vacillare! Per lui era diventata ormai una sfida con la prof! Pensa che, sapendo di essere sempre nel mirino, studiava ogni giorno e le sue versioni, fatte quotidianamente, e copiate dai compagni della classe, venivano valutate sempre diversamete: insufficiente la sua e ottime le altre!!! La stessa!!!! Abbiamo avuto molti incontri con la prof, proprio per far capire che la famiglia era disponibile a collaborare pienamente nell'interesse del ragazzo, ma questa collaborazione è stata vista come un'intrusione nel suo lavoro (quale?).Lei andava avanti solo con chi riteneva all'altezza, gli altri andavano da soli, senza essere considerati. Andammo a parlare anche col preside, che chiaramente, disse che certe metodologie non erano assolutamente praticate nella sua scuola (!?). In famiglia eravamo tutti preoccupati, soprattutto per l'aspetto motivazionale di nostro figlio, compresa la sua scarsa autostima. Ma non abbiamo mai mollato! Lui si è sentito sempre incoraggiato e valorizzato da noi (ma se lo meritava, perchè era bravo!), sapeva che la sua famiglia credeva in lui. Certo avrebbe voluto farlo capire anche alla sua "amata" prof, ma non ci riuscì fino alla fine. L'anno scolastico, finalmente finì: i voti diedero ragione a mio figlio, tranne, logicamente, nel suo caro latino. Fu promosso con debito. Mio figlio, comunque soddisfatto del suo risultato, cambiò scuola e liceo. Non recuperò il debito avuto, perchè nel nuovo liceo e nel suo indirizzo, non era materia di studio. Ambiente accogliente, nuove motivazioni... Con un pò di sforzo ha recuperato la sua autostima...è stato un duro lavoro.I suoi nuovi prof sono stati umani: l'hanno accettato e gli hanno dato la possibilità di esprimersi. Non ha perso un anno scolastico e ora è all'università...Ecco, vorrei tanto incontrare la sua prof per dirle che, molto spesso, avere trent'anni di servizio, non sempre è sinonimo di qualità e capacita di insegnamento, soprattutto se l'educatore non risponde alle necessità di ogni singolo allievo, potenziando le sue conoscenze e valorizzando i suoi talenti. Mio figlio ce l'ha fatta! Pensa sempre con rammarico a quell'anno...e anche noi...un incubo...che come tutti le brutte cose, passa, anche se lascia sempre...l'amaro in bocca...

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  8. ciao carissima, io non andrei tanto per il sottile con la prof. Le direi "Stavi rovinando la vita di mio figlio e la nostra, perchè un malessere di nostro figlio è il nostro, ma ce l'abbiamo fatta. Rimani nei nostri ricordi, nei ricordi della nostra famiglia, come un incubo. E' impoortante che tu lo sappia. Addio".
    :)
    a presto!!!!

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