26/08/14

Tampasiando controvento


Tra la passione e la realizzazione, c'è l'idea. Se l'idea non c'è, non può esserci realizzazione.
L'idea è progetto, analisi del contesto e delle sue opportunità, ricognizione delle possibili, proficue partnership.
Naturalmente, l'idea non deve raffreddare la passione. L'idea è frutto della ragione, seppur veicolata dall'intuizione, da qualcosa di irrazionale ma allo stesso tempo meramente cerebrale. Per ideare bisogna tenersi attivi, attenti, lucidi e ottimisti, fiduciosi in se stessi e nella buona disposizione degli altri, non cullandosi in un atteggiamento di attesa e di accettazione infiniti, attivandosi ma continuando ad accarezzare la propria passione.
L'idea non c'è perchè si può aver paura di qualcosa o perchè si è ancora arrabbiati per un torto subìto. Deve liberarsi da questa morsa emotiva.

Tutto ciò per dirvi che è veramente brutto tampasiare.

Tampasiare??? ad esempio, attività tipica del siciliano che consiste nell’alzarsi da letto e, senza lavarsi né vestirsi, occuparsi di cose essenziali come raddrizzare un quadro e rimirare una cartolina guardandosi bene dal leggerne il testo… (Andrea Camilleri).

E tu, tampasii?

Io tampasìo. 
Mi capita, non di rado, che quando non c'ho un'idea in testa, è perchè tampasìo, accetto le cose così come vanno e attendo. L'idea ce l'ho ma si nasconde; mi manca uncertononsoche, forse il coraggio... 
Tampasìo, naturalmente, tra le molteplici attività che un padre, marito, lavoratore, acquirente di latte in polvere, accompagnatore di figlie dal dentista perchè la media s'è inghiottita l'incisivo e dall'oculista perchè quella ancora più piccola s'è infilata il becco di una papera di gomma nell'occhio, attività, dicevo, tra le quali uno così deve barcamenarsi. 
Tampasìo, v'è da sottolineare, tra un fanculo e l'altro ai pirati della strada che, ultimamente, hanno il piacere di incontrarmi.
Mia figlia, quella grande (sì, ho 32 figlie), adesso ha il terrore di entrare in macchina con me. 
E' un quotidiano crescendo: "Caspita, non vedi che è rosso!", "ao' me stai a tamponà", "ma va in mona, non l'hai visto che vado a 20 perchè c'ho una neonata in macchina?", "Minchia ma sei proprio deficiente. Mi tagghi a strata accussì? Ma va rumpiti i corna! 

"Papà, perchè ti comporti così in macchina? Gesù s'arrabbia!".
"Amore mio, Gesù s'arrabbierebbe pure al mio posto, l'unica cosa è che lui dopo l'arrabbiatura perdonerebbe. Io no".

Ecco, tra queste piacevoli amenità, rincuorato solo dal fatto che il pomodoro datterino è rimasto a 2,40 al chilo e le buste di latte a 0,78, io tampasìo.



Modalità stand by. Lucina gialla. Tam-pa-sì-o...Tam-pa-sì-o... suona bene, no? Quasi ipnotico... 
Per esempio, stamattina dovevo fare di corsa perchè non avrei trovato parcheggio vicino all'ufficio, eppure, alle 6,30 ho acceso la tv, l'ho sintonizzata su supertennis e mi sono visto un quarto d'ora di una partita orribile di due picchiatrici da fondo campo di cui non ricordo nemmeno il nome. Sorseggiando un caffè. Non pensando a niente.
"A finisti i tampasiari, smoviti u culu!". E mi sono alzato.

E' la voce lontana, forse il mio superio, che mi ha scosso.
E non ho tampasiato più.
Ho riflettuto che non alzavo il culo da quella poltrona perchè ero arrabbiato con qualcuno che m'aspettava al lavoro. Solo che non volevo accettare quest'emozione. Per questo tampasiavo. 

Il tampasìare, no, non è relax, è proprio quella dolce, un po' asfittica, annebbbiata sensazione di blocco psicofisico, un po' cercato, un po' subìto.
Credo dipenda dal grado di protezione sociale che avverti intorno a te, dalla certezza di non essere sanzionabile per il tuo lassismo e dal fatto che è meglio non dare voce alle emozioni forti.
Il tampasiare è un atteggiamento molto fatalista, perchè si ha la certezza che prima o poi qualcosa si sblocchi senza che ciò possa dipendere da te.
Molto siciliana questa cosa, lo ammetto. 



Il tampasiare condiziona molte promettenti carriere.
"Aspetto, prima o poi incontrerò un pezzo grosso che mi aiuterà a far carriera senza volere niente in cambio", oppure "arriverà l'occasione della mia vita, me lo merito, c'è gente meno preparata di me, meno aperta di me, meno tutto di me che ce la fa, perchè non io? L'occasione arriverà...".
E intanto ti trastulli sognando scenari impossibili, recuperando ricordi sepolti, sepolti a ragion veduta, completamente inutili nel presente del tipo: "ah...come fui triste quando Rosalia mi lasciò! Avevo 14 anni ed ero così carino!", "Ah se avessi seguito il mio istinto e invece di ingegneria aerospaziale avessi scelto Filosofia!","Devo controllare su facebook se esiste ancora in questo mondo quello stronzetto che mi mobbizzava dal banco dietro al mio, chissà che mostro sarà diventato....". E poi te lo trovi ricercatore in Filosofia ad Harward e stai lì a chiederti per due ore con gli occhi fissi di fronte al monitor "perchè?", poi ti consoli vedendo che è molto ingrassato, godi nel vederlo invecchiato malamente, c'ha solo 50 amici...modifichi la tua foto nella tua pagina personale per bearti di come, alla sua età, tu sia ancora figo ma poi t'arrabbi perchè sei, sì un ingegnere figo ma anche senza un soldo, perchè dalle tue parti si sta con i piedi per terra e non in aria sfidando la gravità. 
Paura, figliolo. Paura di metterti in gioco e rabbia per non aver avuto il coraggio, anni prima, di metterti in gioco come il filosofo stronzo.

Insomma cose così. 

L'idea, quella che cambierà la tua vita, si fa sempre più fumosa. Il progetto s'affloscia, l'intuizione dichiara il default e tu vivi barcamenandoti, barcollando, ondeggiando tra due emozioni terribili quando non sono passeggere, terribili perchè sembrano innocue ma sono assai logoranti se prolungate. Queste emozioni si chiamano attesa e accettazione. Due emozioni orride, quando si vorrebbe dare slancio a una propria attività e vigore a un proprio progetto.
Emozioni da neutralizzare quanto prima, comprendendo che dietro di esse, ce n'è un'altra, imperiosa, boriosa e dilagante se non viene tamponata subito: la paura.
Chi tampasìa può avercene pure un'altra, di emozione forte, sottotraccia: la rabbia.
Se rifiuto una situazione e m'arrabbio, sarò preda della paura, delle mie reazioni e di quelle degli altri. Gli altri se ne accorgerebbero, dunque, è meglio attendere, non arrabbiarsi, accettare, tristemente e dolcemente, il proprio destino.
Il tampasiare deriva molto spesso dalla paura di esporsi e di essere valutati. 
Una paura inconsapevole ma presente dentro ogni respiro e ogni tuo passo che viene addolcita da altre emozioni fintamente innocue ma subdole. 



La paura, o la rabbia, sono brave a nascondersi dietro le emozioncine più simpatiche come l'attesa e l'accettazione. Accetto e attendo. 

Ehi, io sono uno che attende e accetta! Encomiabile, no? 
Tampasìo? E allora? Mi sto solo prendendo tempo per pensare...Sono riflessivo, io!
Oh, chi si vede, la tristezza! Meglio essere tristi che paurosi... Sono triste, accetto e attendo, attendo e accetto.  Ma che bello quest'attimo di gioia! Che sorpresa! Che bell'emozione sto vivendo! Come posso vivermela pienamente se so che durerà poco? Allora accetto di essere triste, malinconico e attendo. 
La sorpresa è un'emozione fantastica, quando ci sono cose belle dietro la porta, ma siccome ci sono anche cose brutte in giro, la tengo chiusa, la porta, ed evito di sorprendermi. Accetto, attendo, ma evito le sorprese, evito di procurarmi sorprese e moltiplico le attese. Un sacco di gente mi mette in attesa e io accetto. Prima o poi qualcuno si accorgerà di me.



E tampasìo, s'annega il pensier mio: e il naufragar m'è dolce in questo mare ma mi sento pure a corto d'aria.


Non permetterti di tampasiare che, RIPETO, è differente dal rilassarsi. 
Mettiti in moto, perchè, come mi ha detto qualche tempo fa una persona "ma scusa, tu hai tutte ste cose da dire, tutta sta passione e te le tieni per te? Le chiudi a casa tua e non le fai uscire? Come faccio a sapere che tu sai 'ste cose, sai fare questo e quest'altro se non apri la porta di casa? Hai paura? Di cosa?"
Apri!
"Apri veramente! Cazzo, apri! Non tampasiare!".
E' giunta l'ora. 
Anzi. Hai deciso che è l'ora giusta
Decidi che è l'ora giusta per dar forma a quell'idea!
Decidi che è arrivato il momento di essere valutato per come dai forma alla tua idea!


6 commenti:

  1. Tampasiare è la paralisi joyciana!!!???.....ciaooooooooo

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    1. mi sono informato perchè i miei ricordi del liceo vacillano...
      Abbastanza simile alla paralisi joyciana.
      Il tampasiare qui l'ho voluto legare anche ad un conflitto di emozioni che paralizza. Mi pare di aver capito che nella paralisi joyciana ci sia una sorta di assenza di emozioni.
      Ciao!!!!

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  2. Forse prima quest'atteggiamento era prettamente siciliano, ora lo si vede ovunque. Si da spesso la colpa alla crisi, ma come hai fatto capire brillantemente tu, vorrei urlarlo se è possibile: DATEVI UNA MOSSA!
    Lo dico soprattutto a chi cerca lavoro.
    Ti abbraccio fortissimo caro Bruno.

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    1. grazie cara! un abbraccione anche per te.
      Chi cerca, attivamente, appassionatamente, fiduciosamente, ottimisticamente, TROVA!
      Bisogna capire perchè non si è attivi, appassionati, fiduciosi e ottimisti.
      Ciao!

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    2. Anche a me è capitato ogni tanto di "tampasiare" ed è un atteggiamento che odio perchè in realtà si sta male, ci si sente in una sorta di palude dove ogni movimento è precluso, come fossi in un posto nel quale non riesci ad andare più nè avanti nè indietro. E lentamente si affonda.
      Manca la passione, la fiducia, la capacità di essere attivi, come dici giustamente. Ma darsi una mossa è assolutamente necessario e salutare. A volte, per riscuotersi, basta scoprire che altri hanno bisogno di te, magari di un aiuto materiale e pratico. Qualche volta è sufficiente la telefonata di un amico in difficoltà e ti risvegli!!!
      Grazie sempre di tutto!

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    3. bello, utile questo tuo feedback. bello quando nel risveglio vi è implicato un amico, un amica. Ciao!!!!

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