14/01/15

Ti proteggo fino al burrone



Ti punisco e ti proteggo.
Un approccio confusivo e dannosissimo per l'autostima della persona che punisci e proteggi.
Ci sono molte organizzazioni che puniscono e proteggono, basandosi sulla remissione dei peccati, sulla stigmatizzazione e sul senso di colpa. Non parlo solo di quelle religiose o affini.
Aziende che stanno col fiato sul collo ai dipendenti, amplificando un loro errore e, poi, quando essi strisciano per terra implorando perdono, li gratificano col panettone di fine anno. Enti dalle maglie rigidissime che, se uno prova a uscire dalla rete,  da che era allattato amorevolmente, viene dileggiato, punito, offeso.
Il godere della protezione per evitare la punizione è la causa di molte ferite all'autostima.
E' una dinamica tipica dei regimi dittatoriali infiocchettati di tulle e merletti. L'ambiente pare sereno e carezzevole, in realtà i sudditi sono appesi a un filo, e chi sbaglia finisce nella fossa dei leoni.
Ti punisco e ti proteggo.
Sceneggiatura tipica di molte relazioni sentimentali.
Una carezza e poi un pugno, quando l'altro vuole una boccata d'aria.
Un'assenza ingiustificata e un processo lunghissimo in cui se non piangi e ti disperi e chiedi perdono strappandoti anche i peli da sotto le ascelle, sei fuori, non sei più protetto.
Immaginate un bambino cresciuto nell'ovatta che non dà un risultato previsto, che non risponde alle aspettative dei genitori e per questo viene offeso e ridicolizzato e al posto dell'ovatta, la sera, si trova un letto di chiodi. Imparerà che dare risultati, rispondere alle attese anche sconsiderate dei suoi affetti più cari, gli eviterà punizioni ma anche un senso lancinante d'abbandono.

"Cosa mi è mancato, allora? Dimmelo!".
"Una carezza quando hai sbagliato, un - ti voglio comunque bene - se avevi fatto un errore, un -dai, riproviamoci assieme - dopo un fallimento".
"Non ho mai sentito di aver soddisfatto i miei genitori. Non ho mai sentito un loro complimento nei miei confronti di fronte alle altre persone. Mi sentivo protetto ma anche a un passo dal burrone".
"Cos'era quel burrone?".
"Non so, forse un senso di abbandono, un lancio nel vuoto con la consapevolezza di morire. Eppure loro erano sempre vicino a me...".
"Fino a quando non sbagliavi strada".
"E' una sensazione terribile quando ti senti amato e protetto ma sai che puoi non esserlo più da un momento all'altro e ciò dipende da te. E', sì, una sensazione simile alla paura di morire da un momento all'altro".

4 commenti:

  1. La mia figura di riferimento maschile (che non è mio Padre, è il Fratellone) si è, come tutti i fratelli maggiori, prodigato a difendermi e proteggermi. Da quando ero piccola è Papà è mancato.
    Sono passati tanti anni e io però sono ancora la sorellina scapestrata, quella che ancora si sente dire che "non mi hai dato retta e sei andata a vivere con un idiota (15 anni fa...)" e se mi si sente parlare di un "giovinotto" che si affaccia alla mia porta "speriamo che tu non faccia i "soliti casini.. mettici un po' di testa stavolta".
    mi sono separata 10 anni fa... per dire... per un tentato omicidio di anni di reclusione ne danno 8.
    lo so che mi ama e che in cuor suo lo dice e lo fa perché vorrebbe vedermi felice... però è vero, si ha sempre la sensazione di non essere mai all altezza di quell aspettativa, e l ansia di sbagliare, ancora, ti carica la molla dell ansia...

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  2. mi pare di capire che Lui c'è sempre. Non ti punisce e ti abbandona se commetti un errore. Mi pare una figura positiva. Forse dovreste evolvere un po', nel senso che lui dovrebbe perdere un po' di atteggiamento paterno/paternalistico e tu acquisire un po' più di responsabilità anche per i tuoi errori. La cosa più importante, nonostante tutto, è che Lui, comunque c'è sempre, nonostante tutto... o no? Ciao cara, a presto!

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  3. è vero che Lui c è sempre ed è una delle poche certezze che ho. non mi abbandona di sicuro, diciamo che data la nostra età non mi sgrida, ma si diletta in frecciate più o meno scherzose, via mettiamola così. sinceramente, credo sul mio prendermi responsabilità per i miei errori non ci siano carenze, sono la prima che se vuoi te li elenco come l avemaria. però secondo me hai ragione, il rapporto ha bisogno di evolversi su un piano diverso da quello attuale.
    la cosa fondamentale in ogni caso, è che ci vogliamo un bene dell anima. (anche se qualora tu glielo chiedessi, lui ti rispondere di no! :) )

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    1. ci credo. bello questo rapporto!
      Allora prova a trasmettergli meglio il tuo senso di responsabilità per i tuoi errori. O la sensazione di solidità nonostante gli errori.
      Un abbraccione

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