24/08/15

Scusa


Scusa, per non aver capito, allora.
Scusa, per aver spruzzato di vernice rossa il tuo acquerello leggero.
Scusa! Per non aver colto il soffio di libertà che c'era tra le tue parole.
Adesso lo sento. A volte è un soffio, a volte è un grido.
Non sai quante volte mi stia dicendo coglione per quella battuta fuori posto.
Per me era una sciocchezza, per te, adesso lo so, era un blocco di cemento lanciato dal quinto piano. Proprio sulla tua testa. Uno, come i tanti. Ci hai fatto l'abitudine. No?
Posso difendermi dicendoti che non sapevo. Mi vedresti arrossire, adesso; passarmi la mano fra i capelli, cercando di guardare altrove, non al centro dei tuoi occhi.
Potrei balbettare che certe cose non te le immagini, se non le vivi sulla tua pelle.
Nessuna difesa, nessuna scusa ma solo: scusami.
Non c'è imbarazzo in me, adesso. Non è uno stucchevole convenevolo, il mio.
Se tu fossi qui, di fronte a me, ti abbraccerei.

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