27/08/15

Una coincidenza


Una piccola anticipazione ve la voglio dare.
Ho dedicato il mio libro a Voi: gli "amici del blog".

Finalmente l'ho partorito.
O lo davo alle fiamme, o lo davo alle stampe.
Autopubblicato. Senza casa editrice, ma libero. Indipendente.
Il tempo scorre e non potevo più attendere.
Il tempo non dà scampo e vorrei realizzare qualche altro sogno. 

Senza le persone i sogni rimangono tali. 
Sono le persone che incontriamo che ci danno la possibilità di esprimere ciò che siamo e, dunque, anche ciò che custodiamo o che nascondiamo, come i sogni, per esempio.
Sono le persone che ci scelgono. O no. Che danno smalto alla nostra autostima, che non è mai definitiva. 

Stamattina, dopo aver semidistrutto la mia radiosveglia, ho fatto un sogno buffo: in una cornice postbellica mi trovavo in una casa, che non riconosco come mia, con una mia compagna delle medie, oggi amica su facebook. 
La invitavo a cantare "Parole, parole".
Nel sogno, aveva una voce bellissima. Ero ammaliato dalla sua interpretazione.
Arrivato il mio turno, dimenticavo tutte le parole. 
Cominciavo a biascicare: "Sjhdiioo violini e le rose sdjkjsmsll sogno proibito fkdjjjjldim sòòòòskjkfj". Lei mi guardava come a chiedermi:"Che cazzo mi hai invitato a cantare, se non sai la canzone!". 
Mi sono svegliato d'improvviso, e stranito. Alle 7,15. Tre quarti d'ora dopo la mia normale tabella di marcia. 
Caffè, doccia, pettine, gel, ciao ciao a più tardi, tre baci, di corsa, chiave, garage, macchine, ponte, fiume verde, cielo azzurro e altro garage.

A metà giornata mi sono chiesto: "Perché lei? E perché Parole Parole"?

Lo psicologo di me stesso, figura inquietante che non amo particolarmente, perché spietata, ha cominciato a fare strane interpretazioni. Mi ha fatto riflettere sul fatto che, nonostante non ci sentiamo da decenni, lei è una figura piuttosto importante nella mia adolescenza.

Avevamo dodici anni. Partecipammo a un concorso che consisteva nello scrivere un articolo di cronaca, non ricordo su cosa, forse sulla mafia. Il migliore sarebbe stato pubblicato sul quotidiano locale e il piccolo o la piccola giornalista sarebbe stata intervistata in tv.
Arrivammo in finale io e lei. Lei vinse per mezzo voto in più. 
Finsi di non prendermela più di tanto, anche se quello poteva essere un modo per riscattare la mia immagine. Pur essendo intelligente, educato e carino con tutti i prof, non brillavo. In matematica ero scarsissimo ed evitavo tutte le verifiche per paura di essere ridicolizzato da una professoressa arcigna e crudele. Mi terrorizzava. Insomma, non mi sentivo a mio agio.

Mi ricordo le telecamere, la mia compagna in Presidenza, e io fuori, che sbirciavo.

Qualche anno dopo aver lasciato Palermo, in uno dei weekend in cui tornavo a casa, la vidi presentare il telegiornale locale. Era diventata giornalista. Sorridente, compita, controllata, dolce ma rigorosa. Ineccepibile. Perfetta in quello schermo. Perfetta. Come allora.
Ottima scelta. Come allora.

Uno dei miei sogni era quello di diventare un giornalista. Lei c'era riuscita, io no.

Autostima. Ho parlato di questo concetto, nel capitolo più lungo del libro. Un capitolo incompiuto, perché dico, in poche parole (ma voi leggetelo tutto il capitolo, ok?), che non esiste l'autostima. 
Esiste la sensazione di valere perché si è amati nonostante tutto, nonostante i successi e gli insuccessi, se si è scelti, o no.

Questo mio sogno mi mette di fronte ai miei sogni, scusate il gioco di parole. 

Non sarò mai un giornalista, ma ho scritto un libro.
Molte parole, parole, parole, forse troppe.
La sensazione che posso non essere apprezzato e che, forse, ho sbagliato qualcosa, un verbo, una consecutio, un accento.  Lo stress, la stanchezza accumulata in quasi tre anni di stesura, di copia, incolla, di taglia e cuci. Una guerra coi miei computer. Due di essi, in questi tre anni, hanno deciso di suicidarsi. Per fortuna che c'è google drive. 
Il sogno mi ha detto tutto questo. E mi ha messo di fronte a lei. Perfetta. Volitiva. Di un pragmatismo incredibile, anche quando era poco più di una bambina. Prese ottimo agli esami. Io no.
Lei ci sapeva fare con le parole. Forse, io no.

Stamattina vedo un "mi piace" nella foto profilo su facebook in cui sembro un serial killer.
Il "mi piace" è suo.
Non interagiva con me da un paio d'anni, sul social delle facce. 
Adesso ho un segno, non solamente un sogno.
E mi lascio andare ai ricordi, sepolti, davvero.
Emerge il bambino pauroso e sognatore, rispettoso e silenzioso, pieno di talenti non riconosciuti, grassottello e sorridente. Invidioso.
Sì, la presi male. Forse mi feci un pianto nei bagni della scuola. Non ricordo bene. Ricordo, però, che nell'ora di educazione fisica, dopo aver saputo dell'esito della votazione, nell'enorme palestra della scuola, era come se barcollassi; non volli giocare a pallavolo e mi sedetti in panchina a pensare, fissando il nulla. Sentivo che avevo fallito, che non ero stato scelto, ancora una volta. L'invidia sfumò nell'accettazione del fallimento.
Credo che non dissi niente a casa. Forse nemmeno di quel concorso. 
A casa mi sentivo molto amato, a scuola no. Finii col separare i due ambiti. Per me stare sui banchi di scuola diventò una sofferenza atroce.
La sensazione, tristissima, di non "essere scelto" me la sono portata sul groppone per anni, forse la lambisco tuttora, qualche volta, e non è piacevole. Stringo i denti e non è piacevole.

Autostima... chi può dire se la possediamo veramente, o se è solo lo specchio attuale del giudizio degli altri. So che può scintillare se il contesto, e le persone che ne fanno parte, ci vogliono bene, non hanno pregiudizi su di noi e ci valorizzano, ma può anche sfaldarsi, incenerirsi se il contesto, sto benedetto contesto, che è fatto di persone, ci giudica troppo severamente e disinveste su di noi. Ci abbandona. Non ci sceglie.

Allora il contesto non potevo scegliermelo, oggi sì.

Da quella ragazzina non mi sono mai sentito stimato. Mi piaceva pure, e non gliel'ho mai detto. Lei ha vinto, io ho perso. L'ho sognata e oggi ha messo un "mi piace" su di me, così, senza motivo.

Ieri pomeriggio ho spedito il file con le centomila parole del mio libro.
Tutto qui. Tutto semplice. Chiaro.

Forse una coincidenza, forse un nuovo inizio.

10 commenti:

  1. Ho letto tutto.
    e come spesso accade ci devo riflettere su. e quindi, poi torno.
    ma intanto grazie.
    perché mi sento un po' amica di blog! ecco.

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  2. Grazie a te! Se non ci fossi tu, e gli altri aficionados, avrei smesso già da un pezzo. Prenditi tutto il tempo che vuoi. Ciao!

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  3. ot: D&R è nuovamente on air! :)

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  4. Mi piace credere che non esistano le coincidenze.
    Scendo nel personale, ma con te è un po' come "stare a casa" quindi...
    a novembre 2013 una domenica ero particolarmente triste. mi sentivo più sola del solito e, per la serie massì dai continuiamo così facciamoci del male, ho piazzato una canzone di Antonacci (argh... respira Bru, respira) e l ho cantata modello sottoladoccia per due volte. la canzone era "è un messaggio per te" quando dice "è un messaggio per te, sto chiamandoti... se è vero che ci sei, batti un colpo amore mio..." tipo messaggio lanciato nell'universo... l universo risponderà?
    il giorno dopo, lunedì, tra le tre e le quattro mi arriva un messaggio da numero sconosciuto: era A. l'amico che ho conosciuto quando avevo 16 anni, con il quale fino ai 27 anni ci siamo persi e ritrovati (periodicamente tagliava i ponti con il passato e quindi anche con me, poi tornava, poi trovava la donna della sua vita e spariva, poi tutto andava a catafascio e tornava di nuovo) poi il silenzio per oltre 10 anni. e torna. (dopo la canzone di Biagio voglio dire) capisci perché ho ricordi così nitidi?
    e ad oggi è ancora qui.
    e anche lui ha fatto della scrittura il suo mestiere: al tempo, prima di sparire per il decennio, mi aveva elargito l ultima perla: "lascia perdere la scrittura, c è chi è tagliato e chi no". una parte di me, quella decisa e incazzosa, ha cominciato a scrivere ossessivamente per dimostrargli che si sbagliava. ecco che è nato il primo blog e via discorrendo. l altra parte, quella che crede ancora più facilmente alle mazzate che ai complimenti, mostra ancora chiari segni di insicurezza (non scrivo così bene in fondo...).
    ma qualcosa è cambiato proprio quando, non troppi giorni fa, gli ho mandato un mio testo e lui mi ha detto "bello. veramente bello".
    Quindi no. non credo alle coincidenze.
    Anzi, tutto sto pippolozzo per dirti che capisco esattamente la correlazione tra quel "mi piace" e il tuo spedire il libro. è come se un cerchio, finalmente si fosse chiuso. tutta quell ammirazione data e soffocata e sofferta, è stata in qualche modo vista. forse ripagata? mah... però tant'è.

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    1. Grazie cara. Un abbraccio

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    2. Visto? tu hai una sintesi che non m appartiene!! :) ;)

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    3. Cosa aggiungere? Mi/ci hai regalato un pezzo di te e mi hai supportato. Un abbraccio é, si, la migliore sintesi... :-)

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  5. Manco da un po' e ho dovuto recuperare.
    GRAZIE di tutto quello che hai scritto finora: nei tuoi post ci si ritrova con semplicità e verità, si cammina come in casa propria e ci si sente compresi.
    Attendo con ansia il tuo libro, da leggere, centellinare, meditare, regalare, vivere....
    Ti abbraccio di cuore!!!!

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    1. Sono commosso dalle tue parole Annamaria. Grazie. ciao!!!

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