18/05/16

C'è una casa


C'era una casa. Adesso non c'è più.
Ci sono pareti, pavimenti e muri ma la casa non c'è più.
Perché la casa, per essere veramente casa, dev'essere abitata. Devi tornarci, accarezzarla, respirarla, perché sia casa.
La mia casa delle vacanze è un ricordo.
La mia casa dalle persiane verdi, e il terrazzo da cui si vede il mare fino a Cefalù, la vite che s'arrampica vicino alla finestrella delle scale: immagini vivide nella mia memoria. 
Forse un ricordo può essere casa!
Puoi viverci in un ricordo!! 
No, non è la stessa cosa che camminarci.
Non puoi camminare su un ricordo. Non sentiresti il rumore dei tuoi passi.
Se mi chiedeste di descrivere la mia casa delle vacanze, quella dalle persiane verdi, che adesso sono più grigie che verdi, scrostate dagli anni, dal sole e dalla pioggia, vi potrei disegnare una mappa che nemmeno al catasto.
Tutto. So tutto di quella casa. Ne conosco ogni angolo. 
Lontana. Non è più casa. E' abbandonata. Rifugio di topi, scarafaggi e piccioni. 
C'è la storia della mia famiglia in quella casa. Di cassate, scale quaranta fino all'una di notte, litigate, abbracci e sonni di pace e gioia, di stelle tra le foglie del pergolato.
L'ultima volta che la vidi, pensai che era meglio venderla. Subito. 
Abbatterla. Costruirci quattro appartamenti civili, lindi, moderni. Una roba veloce. Conveniente. Un investimento.
Poi mi si strinse il cuore e mi uscì una lacrima. 
Adesso non so.
Oggi mi ha contattato una giovane donna, è un'imprenditrice di successo, figlia di un imprenditore di successo. Produce mattonelle.
Ci vedremo sabato prossimo, vicino quella casa, accanto al mare.
Suo padre, una ventina di anni fa, chiese un piacere a mia nonna. Di poter avere una decina di mattonelle che erano state posate, nella casa della mia famiglia, agli inizi del secolo scorso. Perse nel tempo, tra i bombardamenti della guerra e rimpiazzate negli anni sessanta da produzioni più lineari, sobrie. Quelle mattonelle non esistevano più. I modelli erano solo nella casa dalle persiane verdi.
Suo padre voleva riprodurle. Per rinverdire la passione che fece nascere l'azienda, per ridare vita a una produzione antica e bellissima.
Mattoni che erano opere d'arte. Oggi l'azienda di questa donna continua a produrre storia e amore, creando pavimenti straordinari, veri arabeschi di pietra e marmo. Grazie anche alle mattonelle di casa mia, a quegli esemplari di storia.
C'era una casa, forse, adesso, non c'è più.
La mia casa, forse, è lì, per sempre.
La mia casa è laddove sento l'eco della mia anima, il passo dolce dei ricordi. La mia casa, chissà, forse, è la mia mente abitata dalle emozioni.

2 commenti:

  1. Pura poesia, Bruno! Quella casa è viva, vivissima, e non solo nelle mattonelle riprodotte con passione, ma perchè certi ricordi che ci abitano sono più concreti del pane quotidiano. Il ricordo di una casa non è la stessa cosa che camminarci, vero. Ma forse è anche di più se si carica dell'intensità delle nostre emozioni e di un vissuto che resta dentro. Ed è pane quotidiano anche quello!!!
    Grazie davvero!!!

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    1. Grazie Annamaria. L'idea di quei pavimenti distrutti per una costruzione nuova mi distrugge. :-)
      ciao, a presto!

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