13/12/24

Presa d'atto

Negli ultimi anni ho incassato una serie di sconfitte. In un certo senso, ho capito, me le sono cercate. Le ho pilotate, accelerate. Mi sono boicottato perché vincere comporta una serie di responsabilità.

Se perdi sempre, non ci si aspetta niente da te.

Un po' per caso, nei mesi scorsi, mi sono arrivate un paio di proposte di lavoro interessanti. 

Niente è per caso, si dice. No, no. Credetemi, queste occasioni sono arrivate per caso.

Sono stato travolto dall'ansia di far bene, di non deludere, di dimostrare di essere bravo, competente.

Vent'anni fa avrei approcciato questi impegni con eccitazione, sfida, divertimento. Ora no, perché ho cinquant'anni, non posso fallire come un ragazzo alle prime armi.

Avevo voglia di mandare tutto all'aria. Ma ho portato a termine gli incarichi.

Non so se bene o male.

Non ho chiesto riscontri. Né me ne hanno dati. E a me sta bene così.

Ieri, è stata una di quelle giornate fallimentari. 

Non ho paura della parola "fallimento". Mai avuta. 

Ieri sera sono stato annichilito dal fallimento. Dal mio fallimento.

Ho cercato di inventarmi delle scuse, degli alibi. Niente: un'ammissione di lancinante fallimento.

Torneo di tennis: NOVE A ZERO.

A un certo punto, in campo, ho smesso di ragionare. Era inutile. Buttavo la palla di là sperando che l'altro sbagliasse. Invece, lui, pizzicava anche le righe.

A un certo punto mi fa: "Stai male?".

Rispondo no, ma la motivazione a combattere, è scomparsa del tutto.

Una serata storta? No. Fallimentare.

Non ho voluto fare nemmeno la doccia. Sono scappato.

Oggi sono dolorante, eppure mi sembra anche di non aver corso. Ancora non ho capito dove ho sbagliato.

Forse non c'è niente da capire. Quando uno è più forte di te, non c'è storia, non c'è partita.

E, forse, non è nemmeno un fallimento. Ma una presa d'atto. 


12 commenti:

  1. a mio parere, nè fallimento nè presa d'atto. Che sia tennis o scacchi o vita, la sconfitta fa parte del gioco, solo chi non scende in campo non perde mai (e quindi perde sempre). Può essere una giornata storta a determinare la sconfitta o la scelta di avversari troppo forti o la scarsa voglia di competere in quella particolare occasione. La volta successiva, con avversari diversi o diversi noi, le cose andranno meglio.
    massimolegnani
    (orearovescio.wp)

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    1. Grazie Massimo. Spero sia così. Un caro saluto

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  2. Per affrontare la vita ci vuole forza e coraggio.
    Facile da dire, difficile da mettere in pratica per me.
    Accade che stamattina, senza aver programmato nulla ho tirato fuori la forza e il coraggio di affrontare quei discorsi che rimandavo sempre, che però erano neccessarri perchè fino a stanotte io non dormivo, il miei fallimenti mi comprimevano la mente, mi turbavano, me ne vergognavo, non riuscivo a trovare una soluzione, un motivo per dirmi che non ero una fallita. Non ho risolto molto oggi, almeno per ora non è quello che penso di aver risolto ma dopo quella forza tirata fuori ho sentito il bisogno di evadere la mente, così sono andata a leggere il blog di un amico scoprendo di lato il tuo post e il tuo blog... Strana concidenza, parli anche tu di fallimento...
    In poco tempo ho letto i post vecchi, come se volessi scoprire qualcosa di più di questo blog e di chi scrive. Mi ha fatto bene, è stata una lettura piacevole, per versi qualcosa che condivido, stati d'animo, temi e anche discorsi vicini hai miei. Ecco che mi sono permessa di inserirti tra le mie letture ed ecco perchè lascio il mio commento.
    Il fallimento che tu hai descritto appartiene a molte persone, appartiene anche a me...Come uscire da questo stato di depressione a qui è legato non so ancora dirtelo, perchè prima devo comprenderlo io. Una cosa posso dirti che ha 50 anni oggi io sento di vedere le cose in maniera più matura, di comprendere che quello che possiamo pensare oggi, magari domani lo vediamo in modo diverso solo per il semplice fatto che abbiamo apprezzato una piccola cosa che ci aiuta a stampare un sorriso sul nostro volto.
    Se quel discorso rimandato, una volta fatto a me mi sembra di sentire un peso in meno che mi comprimeva il torace.
    Se oggi ti senti fallito, domani forse ti accadrà qualcosa per non pensare troppo al fallimento, un piccolo raggio di luce nella nebbia di oggi, raggio che però ti sarà neccessario per ripartire e per sorride.
    Un saluto a presto.

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    1. grazie del tuo bel commento. Domani aprirò un po' più la finestra :-) a presto!

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  3. Sei un po' paraculetto, ma forse è insito degli analisti.. ad averne di fallimenti così nella vita.. sai le risate.. ma forse è anche vero, se ci crocifiggiamo per una partita a tennis, magari un melanoma lo prendiamo più alla leggera, non nel senso che gli diamo meno importanza, ma l'assillo per tutto il resto lo spalmiamo con più filosofia (e meno psicologia..). Io ad esempio non riesco più a guardare il mio Milan perdere, mi sovrasta l'anima e mi deprime l'ego.. e certo se non mi dovessi fare più la doccia ogni volta che ci scoppolano, risolverei anche quella vaga noia di avere troppe persone vicino.. ;)

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    1. Perché sposti l'attenzione su altro? Quindi se non hai una malattia seria non puoi permetterti di essere triste o di considerare i piccoli, grandi fallimenti della tua vita? Io, qui, non ho parlato dell'entità dei miei fallimenti degli ultimi anni. Non sono malattie. E, in realtà, le malattie non sono fallimenti, ma sfortune che ti colpiscono senza avvertire. Ma il fallimento è un'eventualità che fa male lo stesso. Che può dipendere da un sacco di fattori e su cui si può riflettere. La mia partita di ieri sera mi lascia molte domande senza risposta. Dovrò fare un po' di autoanalisi, perché anche da una scemenza, da una piccola cosa, si può imparare molto ed estendere tali apprendimenti anche in altri ambiti. Dal piccolo al grande. Dall'insignificante al significato. Sei la seconda persona in due giorni che mi dà del paraculo. Dovrò riflettere anche su questa cosa.

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    2. Naaa.. intanto sai che ti voglio bene.. "paraculetto" è tipica dimostrazione d'affetto e simpatia, dovuta alla tua costruzione letteraria decisamente capziosa che voleva lei, sì, buttarla sul semidrammatico, riuscendoci per altro.. il mio deviare sulle malattie non ambiva certo a paragonarle ai fallimento, quanto a richiamare il disagio, la sofferenza, la malinconia e il senso di impotenza che entrambe possono però provocare anche se poi, certe "sfortune", se non altro ti insegnano a giocare (e straperdere) a tennis con tutta un'altra leggerezza e soprattutto a non far diventare optional la doccia ;) un abbraccio!

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    3. Non continuo a capire dove vuoi arrivare, Franco, perdonami. Se fossi ammalato, o se qualcuno della mia famiglia lo fosse, non andrei a giocare a tennis perché mi conosco, sarei in preda all'ansia. Fortunatamente, per il momento stiamo tutti discretamente, per cui mi sono concesso un mini torneo organizzato da un social per tennisti: 3 partite con sconosciuti. Ieri sera è stata una batosta e per me è stato un fallimento. Devo capire cosa è che non è andato, se è dipeso tutto da me oppure dal mio avversario. La costruzione del post non è letteraria né, ritengo, capziosa. Sicuramente non voleva esserlo. A che pro, tra l'altro. La prossima volta scriverò due righe: "da qualche anno gira male, nel lavoro e nelle relazioni. Una merda. Pure ieri sera, a tennis, un tizio mi ha strappato pure le mutande. E mi sento una merda. Devo capire come uscire da questa merda". Così va meglio? Un abbraccio anche a te!

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  4. Qui passi all'eccesso: ho malattie in famiglia, e belle grosse. Mollo il blog, smetto di andare in bici, a teatro, al cinema? Sarebbe sciocchino.. anche se ora che ci penso ultimamente ho dovuto lasciar pedere parzialmente la Festa del Cinema a Roma, e anche Più libri più liberi della settimana scorsa per impegni, diciamo, sanitari, faccio il care giver, che significa trasmettere anche forza e fiducia, non depressione e ansia.
    Ma torniamo alla tua narrazione, introduci il fattore fallimento legato all'ambito lavorativo, non una sciocchezzina, il lettore inizia a farsi un'idea seria di questo tua sensazione di sconfitta, impotenza, fallimento, fino a giungere a nominarlo quattro volte di seguito (il fallimento), come un mantra devastante, nelle righe che precedono la rivelazione: Torneo di tennis NOVE A ZERO. Capisci bene che hai compiuto il tuo compito. Hai portato il lettore a guadare un fiume periglioso con i piranha in agguato descrivendone tutte le insidie e alla fine c'era solo un ruscelletto dove potevi al massimo bagnarti le scarpette da trekking. Diciamo che le due righe alternative che proponi avrebbero creato più empatia, condivisione, solidarietà anche se meno suspense.. comunque felice che una mia amica ti abbia scoperto grazie al blogroll..
    e bellissima una frase di Massimo, nel primo commento: "solo chi non scende in campo non perde mai (e quindi perde sempre)".
    Fatti un giro per blog.. troverai cose interessantissime..

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    1. Franco, ognuno di noi gestisce le cose a modo suo. Con ansia oeno. In modo sciocchino o meno. Per me può essere sciocco, per te no. Fortunatamente dai fallimenti lavorativi ci si può risollevare. Quindi mi pare di capire che mi davi del paraculo, insito agli analisti, categoria nella quale non mi annovero, per la costruzione del post. E che esso risulterebbe abbastanza impermeabile a empatia, solidarietà etc. Grazie del suggerimento. La prossima volta cercherò di scrivere del mio malessere in modo diverso. Sì, i tuoi amici, che ho ringraziato, hanno detto delle cose bellissime. Grazie, per essere stato involontario intermediario. La blogosfera in effetti l'ho un po' tralasciata ultimamente, recuperero'. Un caro saluto

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  5. Sentirsi un fallito è una cosa personale...
    Le avversità della vita sono molte perchè ognuno di noi si senta un fallimento...
    La sofferenza per una sconfitta va gestita da noi stessi, lavorando su noi stessi ...
    Chi non è riuscito a realizzare le proprie aspirazioni né a conseguire risultati validi, si può sentire un fallito.

    Ognuno di noi ha dei motivi personali per sentirsi fallito...
    Ma puoi anche scoprire che oggi ti senti un fallito, domani ti senti forte da andare avanti, maturo da trovare una soluzione...
    A quel fallimento che ti tormentava... Ma trovare una soluzione spesso neccessita di tempo, di aiuto, di riflessione, l'importante non cercare soluzioni troppo veloci che possono poi causare dei pentimenti dolorosi.

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    1. Sì, evito le soluzioni veloci perché rimangono in superficie. Il tennis per me è molto importante. Una partita diventa una sfida con me stesso, la rappresentazione di dove sono, anche a livello mentale. L'altro ieri ero come sotto ipnosi e a un certo punto ho mollato. In quel momento mi sono passate davanti molte occasioni in cui ho mollato, ho rinunciato, ho fallito senza elaborare il fallimento, capirlo, senza sentire se era proprio quell'obiettivo ciò di cui avessi bisogno. Parlare è la cosa più importante. Non ho molte occasioni per parlare dei miei fallimenti, anche perché chi mi conosce superficialmente crede che io sia tranquillo, in equilibrio, "risolto", per usare un termine ormai comune che non mi piace. Io non ho realizzato le mie aspirazioni e ci soffro. Credo anche che sia troppo tardi. Una mia aspirazione è quella di giocare bene a tennis, sembra una cretinata, ma dentro questa aspirazione c'è il me bambino, il me ragazzo, il me adulto, con tutta una serie di vissuti incasinati. Grazie, un caro saluto!

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