THE VISITORS

Possono avvicinarsi a te parlandoti di ciò che non vuoi capire, possono rincorrerti quando vuoi fuggire. Puoi incrociare il loro sguardo sul tram e leggervi alberi altissimi, caldi venti di scirocco, brezze fresche, tamburi e violini e cieli stellati immensi. Possono viverti accanto, stessa scala, stesso pianerottolo  e non lo sai. Li puoi trovare all'ultimo banco, perduti nei loro sogni e nei loro ricordi, incuranti degli sberleffi o al primo banco, occhi svegli e neuroni che danzano vorticosamente, una velocità diversa dagli altri, scatto e riflessi stupefacenti e alieni. Puoi conoscerli da tempo, possono sorprenderti con una parola inedita, squarciando il castello delle tue certezze. Può essere chi non ami, chi escludi dalla tua vista, chi ti impaurisce ma asciuga inaspettatamente le tue lacrime. Può essere una voce bambina di cui non ti curi e che, come una lama, taglia il mantello d'oro e smeraldi che t'è costato tanto. Chi visita la tua anima senza bussare, la culla e la scuote.

Puoi essere anche tu un visitatore a sorpresa, disturbando prima con un tocco leggero, poi con le nocche e poi con una spinta tutte quelle porte apparentemente chiuse a chiave, invece, solo socchiuse.

Puoi essere tu il visitatore di te stesso, guardandoti  allo specchio. Senza trucco.

Puoi sorprenderti con pensieri diversi, con qualcosa che non sai se è emozione o cognizione e che, intanto, ti inumidisce le ciglia. Puoi guardare quella montagna che vedi ogni giorno dalla tua finestra e decidere di arrampicarti. Puoi strappare a mille pezzi una pagina e poi incollarla.

Puoi toccare con le dita la schiuma del mare e decidere di tuffarti.