21/01/15

Io conosco le persone

Foto: Radar infallibili (?)

"Io conosco le persone. Le riconosco. Riesco a selezionarle molto efficacemente. So se sono buone, cattive, se fidarmi o non fidarmi, se sono oneste o disoneste, stupide o intelligenti, amiche o nemiche".
"Hai questa certezza?"
"Sì".
"E tu, ti conosci del tutto?"
"Ehehh?"
"Rispondi: tu, ti conosci del tutto?"
"Credo di sì..."
"Credi..."
"Cioè, sì, mi conosco del tutto".
"Ne sei così sicuro?".
"Uffa. E che ne so io? Basta con queste domande del cavolo. Non ti facevo così pedante!"
"Ah... ecco".

"Io conosco le persone. Le riconosco. Riesco a selezionarle molto efficacemente. So se sono buone, cattive, se fidarmi o non fidarmi, se sono oneste o disoneste, stupide o intelligenti, amiche o nemiche".

"Hai questa certezza?"

"Sì".
"E tu, ti conosci del tutto?"
"Ehehh?"
"Rispondi: tu, ti conosci del tutto?"
"Credo di sì..."
"Credi..."
"Cioè, sì, mi conosco del tutto".
"Ne sei così sicuro?".
"Uffa. E che ne so io? Basta con queste domande del cavolo. Non ti facevo così pedante!"
"Ah... ecco".

Anch'io prendo delle sonore cantonate. Non frequenti, per fortuna, ma atroci.
Perché è brutto, veramente frustrante, fare i conti con la nostra incapacità, alla fine, di conoscere totalmente il mondo e gli altri, convinti di possedere un ottimo radar sociale.
Crediamo di sapere come comportarci con tizio e caio, di controllarne, anticiparne le azioni, di conoscerli incasellandoli in categorie che fanno comodo a noi, per evitare la scocciatura di guardarci veramente dentro.
D'improvviso scombinano tutti i nostri piani e si presentano di fronte a noi con un volto nuovo, orribile, non perché brutto ma perché totalmente diverso da come l'avevamo visto fino a quel momento.
Quando, con enfasi, esclamiamo "quella persona è magnifica", probabilmente ci focalizziamo sulle qualità che risuonano con gli aspetti migliori di noi stessi. Quelli che non ci disturbano.
"Mi piace", "fa per me"... e intessiamo relazioni insoddisfacenti perché cerchiamo il simile a noi e non chi ci fa crescere scontrandosi anche con noi, con una parte di noi, in quanto diverso da noi.

No, non posso conoscere del tutto le persone, perché non conosco del tutto me stesso e credo mai mi conoscerò del tutto.

Spero di sorprendermi quando scoprirò che una persona che non mi piaceva è invece il punto di snodo di un mio conflitto interiore e la scintilla per un buon cambiamento delle mie coordinate di vita.

Spero di prendere altre cantonate. Per capire che mi piaceva quella persona perché colludeva con un mio bisogno, rispondendo come avrei voluto mi rispondesse. Spesso ciò che desideriamo dagli altri non è quello di cui abbiamo veramente bisogno. Ci nutriamo delle solite cose e avremmo bisogno d'altro.
Perdonatemi queste riflessioni non troppo meditate. Ma oggi va così. Perché anch'io ho preso una cantonata. 
Sono convinto che mi servirà per capire meglio come sono fatto, perché ci sono cascato, per capire cos'è quel qualcosa che si è agganciato a un mio bisogno non del tutto esplorato.
Mi darò delle risposte ma rimarrà sempre qualcosa di inesplorato al di là della mappa,anche di quella più capillare.
A presto!

4 commenti:

  1. Hai ragione Bruno, è difficile conoscere le altre persone perché non si conosce neanche noi stessi, quello che ci fa stare veramente bene, le nostre motivazioni...io non ci riesco, a volte, neanche con l'ausilio della grafologia....quante delusioni come voragini che si aprono nello stomaco...

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    1. Possiamo usare un sacco di strumenti per conoscerci meglio. Il problema è passare dallo "studio" all'"azione" e la paura di non avere tutto organizzato alla perfezione per avviare il nostro cambiamento, ci blocca. Credo che un cambiamento di sè debba avere anche una certa dose di imprevedibilità e di rischio. In questo caso il non-conosciuto di noi stessi può incontrare il non-conosciuto della situazione che andremo ad approcciare. Altrimenti mi sembra un cambiamento di facciata. Una routine con un altro nome.
      Uhn abbraccione cara.

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  2. Io prendo cantonate di continuo perché mi fido di tutti, perché non mi aspetto cattiverie, non ce n'è motivo ma evidentemente sono solo io a non trovarne.
    Nonostante la mia lunga esperienza in merito mi suggerisca di non fidarmi, io sono sempre lì disponibile ad aiutare tutti e a farmi poi calpestare.
    Qualcuno direbbe che è il mio Karma ma il Karma lo si subisce, io ne sono consapevole...mah?
    Un abbraccio!

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    1. tutto condivisibile, tranne la fase del calpestamento. Chi calpesta usa la violenza, naturalmente in qualsiasi sua declinazione. A quel punto è consigliabile sciogliere il nodo e dire in faccia al calpestatore cosa si pensa di lui/lei. Sarà inutile? Non so.
      Abbracci anche a te Marisa!

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