27/02/15

autenticità

Ho deciso di non pagare il parcheggio. Posteggio a un chilometro e mezzo dal lavoro. Stamattina me la faccio a piedi. Risparmierò quattro euro.
Ho parcheggiato a fianco di una fila di case popolari, vicino a un asilo nido. Sento le piccole voci  e intravedo, al di là delle vetrate, dei fogli appesi ai muri che raffigurano bambini sotto la neve.
Mi guardo in giro. E' tutto troppo brutto. 
C'è un filare di alberi spogli, due panchine con la barra in mezzo per non far coricare i barboni. I marciapiedi sono inesistenti. M'incammino a passo svelto, oltrepasso un sottopassaggio. Sento un treno che passa sopra la mia testa. Mi dirigo verso lo stradone che sembra più una tangenziale. Da quaggiù riesco a intravedere, svettante, la torre cinquecentesca, maestosa, del centro storico. Qui è un'anonima accozzaglia di negozi chiusi e case grigie. Una sola fermata d'autobus. Contrasto assurdo. E' la stessa città. Dieci minuti a piedi e sei in paradiso, adesso non è l'inferno ma è comunque un posto di rara bruttezza.
Un uomo impomatato, col cappotto nero, un borsalino degli anni settanta e i pantaloni del pigiama fa pisciare un chihuahua.

"Mi metto gli abiti della festa ma s'intravede, in me, lo so, la paura e lo sguardo spento dell'abitudine".
"Mi sento vuoto, profondamente vuoto dentro, mentre fuori sono pieno, ricco, sfarzoso, attraente, ma dentro, se mi chiamo sento solo l'eco. Non riesco ad andare in profondità con le persone. Dopo un po' mi stanco, non trovo argomenti, mi percepisco poco interessante e gli altri si allontanano, intuisco che trovano che io, in realtà sia un bluff."

In questo quarto d'ora di passeggiata, sfiorato dalle macchine e sotto un cielo bianco, metto a posto le idee e, come spesso accade, mi risuona in testa la parola "autenticità".
Che cos'è quest'autenticità. E', secondo me, la capacità di esprimerci con i nostri punti di forza e con quelli di criticità. Liberamente.
Essere autentici non è essere privi di sovrastrutture: viviamo in una società, in un sistema di compromessi, è impossibile non avere corazze. E' piuttosto la possibilità di mostrarci veri, trasparenti, liberi, con le persone che amiamo o che vorremmo più vicine a noi. 
Con gli altri, possiamo inventarci mille ruoli, mille maschere, con i nostri affetti no, non ci conviene, prima o poi ci sentiremmo preda delle nostre quotidiane recite e dell'investimento su un'apparenza sfarzosa, ricca, attraente, seduttiva, appunto, che cela non il nulla, ma qualcosa che anche noi non riusciamo a cogliere e ad accettare. 
Se siamo troppo sintonizzati sull'apparire  belli, bravi, buoni, eleganti, grintosi, ottimisti, valorosi, sensuali, attivi, gioiosi, proattivi, vincenti e, dentro, lo siamo molto meno, mettiamo a tacere quelle potenzialità latenti, quelle caratteristiche meno appariscenti ma positive, che sarebbero fonti di benessere nostro e per chi ci sta accanto. 
Ci pare di sentire un'eco dentro di noi, in realtà c'è tanto di inesplorato che non può emergere nei rapporti fondati solo sull'apparenza e sulla "vendita" di fatue sovrastrutture.

Sono arrivato. Il cielo si è aperto. L'odore del caffè dei bar si diffonde nell'aria. I palazzi di questa strada, vicinissima al centro, oggi mi sembrano più belli del solito.

4 commenti:

  1. ciao bruno, come sempre posti belle finestre sul mondo e dai modo a noi di ritrovarci in esse,ho sempre pensato che a seconda del posto dove le persone vivono, si forma il pensiero stesso e l'autenticità della stessa,certe mi chiedo se io abitassi da un'altra parte come sarei,credo diversa e forse migliore...

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    1. grazie cara lettrice per questo tuo feedback. Io non so se sarei migliore, diverso sicuramente. Buona giornata!

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  2. O.T. o forse no...
    sai che ho seguito un tuo consiglio e (tanto per cambiare) forse le cose stanno migliorando?
    GRAZIE.

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    1. OT? ... giuro che non capisco. In ogni caso mi fa piacere che un consiglio sia stato utile.
      Ciao!!! Grazie

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