22/04/15

Fiducia



E' da un po' che rifletto sull'esperienza della fiducia.
Tutto parte dalla constatazione che pochi, davvero pochi possono essere i consegnatari delle chiavi del tuo cuore. Che pochi possono essere i consegnatari delle tue chiavi di casa.
Ciò non toglie che alcuni possono essere degni della tua fiducia. Incondizionata.

La mia idea di fiducia non ha perso smalto nel tempo. Credo che la molla per far decollare ogni relazione sia la fiducia reciproca. Adesso la mia idea di fiducia è più orientata alla qualità che alla quantità.
Rileggendo il libro che ho scritto, mi sono reso conto che mancava proprio questa puntualizzazione. Decantavo troppo lo slancio alla fiducia, la bellezza di mettersi nelle mani dell'altro, di abbandonarsi alle sue cure ma non sottolineavo l'operazione selettiva che sta alla base dell'individuazione di chi può veramente aiutarci.

La fiducia incondizionata negli altri è patologica, così come la sfiducia ad ampio raggio.
Fidarsi è bene, non fidarsi, talvolta, è meglio.

La fiducia si apprende da piccolissimi, quando attendi la tetta e la tetta arriva. Quando aspetti l'abbraccio caldo e questo arriva. Quando stai per cadere e qualcuno ti sostiene. Quando sei malato e, aprendo lentamente gli occhi che ti bruciano, vedi qualcuno che strizza la benda bagnata e te la poggia sulla fronte.

Alcune persone mi hanno consegnato le chiavi della propria anima. Un'anima tormentata, talvolta, altre volte asettica come l'aria delle camere iperbariche.
E' proprio questa seconda situazione psichica che mi pare si stia diffondendo. Persone che, non avendo assorbito amore, cure, attenzioni e sostegno, rinunciano a procurarseli e si rassegnano, non lasciandosi andare nemmeno più alla tristezza. Tengono tutto sotto controllo, stanno in un equilibrio stabile ma appaiono come robotizzate. Sembrano serene ma, in realtà, posseggono emozioni surgelate. Cerchi di stimolarle a scoprire i loro moti interiori e... niente. Dentro non risuona nulla.
Possibile che non siano dotate di un bagaglio emozionale standard? No. Sono congelate. Sintonizzate su un livello psicorelazionale stereotipato che consente loro di non accedere alle proprie profondità e nemmeno a quelle degli altri. Hanno sviluppato solamente l'intelletto, il ragionamento e l'osservazione in superficie delle cose.
Chi ha un'anima tormentata ti vomita il suo malessere senza farti attendere. rischi di sporcarti ma non t'interessa, se ci tieni veramente a quella persona.
In tutto quel grumo indistinto di rabbia e dolore devi selezionare ciò che può essere utile al tuo interlocutore e al vostro rapporto. L'emozione è immediatamente svelata, mescolata con altre emozioni, sì, ma è lì, nelle maglie della vostra relazione nascente.

L'operazione di scongelamento di chi ha rinunciato a toccare le proprie emozioni, a volte è difficilissima. 
Il pensiero ricorrente è: "Perché devo vivere emozioni negative che non ho mai vissuto? Meglio aver accettato una realtà senza soffrire, no?". Il problema è che quella realtà avrebbe dovuto suscitare una valanga di emozioni negative e ciò non è accaduto, perché la valanga si è trasformata in ghiacciaio. Pericolosissimo. Anche molto tempo dopo, un vento caldo può farlo crollare e diventa complicato riacquistare una nuova dimensione, più morbida, fluida.

In ogni caso, se il tormentato e il surgelato hanno fiducia in te, tu puoi agire. 
Deve scattare qualcosa affinché possiate siglare il patto di fiducia. Simpatia, forse. Familiarità, sintonia, complicità. Quel qualcosa che lega due persone al di là delle loro appartenenze e delle loro storie di vita.

"Come faccio a capire se posso fidarmi, se posso dare la mia fiducia a quella persona?".

Un piccolo vademecum, approssimativo come tutti i vademecum.

1. Guarda bene i suoi occhi: comunicano interesse attivo o solo morbosa curiosità? Nel primo caso lo sguardo è dolce, attento, nel secondo è malevolo.
2. Non ti chiede nulla in cambio. Nulla. Se dovesse chiederti qualcosa in cambio, dopo averti ascoltato, e il vostro rapporto è solo amicale, cambia aria.
3. Ti fa aprire raccontandoti la sua esperienza, mettendoti a tuo agio.
4. Non ha un tono giudicante, né saccente.
5. Ti tocca un braccio, ti fa una carezza, ti dà una pacca sulla spalla.
6. Ti offre un caffè. 
7. Non ti dà una soluzione preconfezionata ma ti aiuta a trovarla.
8. Si commuove se ti commuovi, ride se ridi.
9. Ti dice che puoi contare su di lui/lei e puoi chiamarlo/la quando vuoi.
10. Ammette di non poterti aiutare, perché non ne è capace, ma si mostra sinceramente dispiaciuto e si mette a disposizione per un'altra situazione alla sua portata.
11. Se ti abbraccia, ti senti "a casa".
12. Non la butta sul ridere, solo per tirarti su il morale, quando la faccenda è seria.
13. Sdrammatizza, ma in modo delicato e rispettoso, se tendi ad ingigantire il problema.
14. Anticipa il tuo bisogno, ovvero comprende il tuo stato, prima che tu glielo spieghi dettagliatamente.
15. Hai sensazioni corporee positive. Senti calore, ti senti a tuo agio, protetto, al sicuro, il cuore rallenta il suo battito, il respiro si apre e le lacrime, se escono, non ti fanno sentire stupido.
16. Si fa trovare se lo/la cerchi. Non ti chiude il telefono in faccia. Non inventa scuse. Ti dona il suo tempo. Te lo dona!!

In definitiva, riponi pure la tua fiducia in una persona che si dona.

3 commenti:

  1. bello,come sono sempre belli e pieni i tuoi post caro bruno,io mi ci sono vista nelle tue parole ,solo che sono surgelata di fuori,ma conservo un'anima passionale dentro che non ho potuto rivoltare all'esterno,perchè la vita a volte ci porta da tutta un'altra parte ed è vero,si finisce col surclassare la tristezza , si assembla la condizione,non sempre c'è una relazione,si è anche soli ma non per questo sminuiti,la fiducia è un'arma terribile da governare,ne ho data e sono stata tradita, nel riporla in persone diverse,si tende alla chiusura,e alla custodia del proprio essere,credo che l'incontro con un'altro essere al quale tu possa abbandonarti sia più raro di un quadrifoglio in un campo spazzato dagli eventi della nostra esistenza.

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    1. Grazie cara. La fiducia non è un'arma, secondo me. E' un balsamo se viene riposta nella persona giusta. Che questa sia un quadrifoglio... beh, mi pare un pochino esagerato :-) che le persone che sanno ascoltare, che sanno nutrire e che non chiedono nulla in cambio non siano moltissime, però, è un dato di fatto. Custodire il proprio essere, la propria passione, la propria anima libera, preservarla in un ambiente ostile, è l'unica possibilità per non soccombere. Il solo fatto di custodirla non mi fa pensare tanto all'amor proprio ma a quel filo di speranza che ancora resta e che ci fa vedere uno spiraglio di luce in fondo al tunnel. Grazie, a presto!

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    2. prego!...grazie al tuo blog

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