18/08/15

Panico



Dovere/Volere. Due facce della stessa medaglia.
Mi hanno detto anche che è un rapporto che per molti diventa un'agonia: quando il "volere", il desiderio, la passione che si trasforma in energia creatrice, sono schiacciati da una serie di adempimenti legati alle aspettative degli altri.
...Devo fare, devo accompagnare, devo rincuorare, devo organizzare, devo provvedere, altrimenti, se "voglio", passo per immaturo, vanaglorioso, poco ancorato alla realtà.
Ammetto che è  così, anche per me.

La mia vita ha perso il senso della scoperta. Il tempo perfettamente cadenzato, controllato è diventato la mia ancora di salvezza. Perché, sebbene io desideri mollare il controllo, sorprendermi, volare, ormai questa opprimente routine è la mia seconda pelle e pare contenere i miei disagi.
Io sono amato per la mia affidabilità. Non potrei essere amato se non fossi così affidabile. Anzi, sarei proprio abbandonato dalle persone che amo.
Fin quando non ce la fai più e vai in cortocircuito, mi hanno detto. Il volere si confonde col dovere, il piacere con il dolore, la routine col desiderio di partire.

E comincio a star male, ho il cuore in gola, lo stomaco in subbuglio, la gola secca, sudo, il cuore va a mille, mi gira la testa, non capisco dove sono, dove vado, cosa sto facendo. Mi devo fermare.

Chiamo.
Arriveranno o no? Sto male!!
Se arriveranno, spero presto, sarò salvo, anche se penseranno che sono uno sfigato, che in realtà non valgo un cazzo. Però, se arriveranno, dimostreranno di volermi bene lo stesso.
Se non arriveranno, sarò morto.

Scelgo una persona. Quella di cui testerò l'amore. La chiamo. "Aiutami!!".
Mi ama solo chi mi soccorre. 

Mi ama solo se faccio le cose bene e prontamente. Se sono affidabile.
E' stato sempre così.
C'erano solamente se ero bravo, pronto, energico. 
Mi sentivo solo, profondamente solo, e abbandonato, se scoprivano un mio difetto, se respiravo un po', se mollavo il controllo, se volavo.

Oggi non so più se quello che ho è psichico o somatico. Se viene prima l'emozione o il malessere fisico. Se c'è una mente dentro il mio corpo.
Mi dicono che è sempre la mente a guidare il corpo. Io mi sento un aereo senza pilota. 

Loro adesso lo sanno. Mi compatiscono. Mi soccorrono sempre. Lo so che li ho delusi, ma ho bisogno di loro! 

Lo so che pensa "Tu non vali un cazzo!", ma mi vuole bene lo stesso, perché mi soccorre e io non mi sento abbandonato.
So che quando meno me l'aspetto, il corpo va per i fatti suoi, il cuore pure, così come la testa; il mio sangue me lo sento dappertutto.
E' un automatismo, me l'hanno detto, ormai il mio corpo sa che per farmi mollare il controllo, mi deve sbattere di qua e di là. 
Mi dicono che io sono il mio corpo. Ma lo sento distante, nemico.

Ho paura di star male. Meglio stare chiusi in casa. Sto facendo amicizia col telecomando. Almeno, quello, lo posso controllare. 
La paura di star male mi fa star male... E' un buco nero e profondo in cui ricado. Un buco, un fosso in cui riecheggia il mio mantra: "Arriverà? Se sto male, arriverà?".

Mi faccio forza ed esco. Chiamerò, se starò male. Confermerò la mia incapacità a gestirmi, se starò male. 
Mi hanno detto che finalmente ho perso il controllo di me stesso e che esigo molto meno dalle mie forze. Sì, però sto male, cazzo!
Mi sentirò protetto, quando arriveranno. Sentirò un senso di dolce oppressione. Non sarò solo ma sarò trattato come un invalido. Sarò comodamente seduto su una poltrona di spine.

Prima o poi, questo strazio finirà e potrò ricominciare ad adoperarmi per fare le cose bene, prontamente e per essere apprezzato un po'. Non sarà facile perché adesso conoscono la mia malattia. Dovrò impegnarmi tanto, non perdere il controllo, per riacquistare punti. Mi dicono che è sbagliato e che il mio bisogno fondamentale è quello di essere amato e considerato. Di sentirmi tenuto, contenuto, abbracciato. E che, chi mi soccorre, può darsi che abbia, a sua volta, un bisogno di essere amato e per questo vuole proteggere, intervenire, salvarmi. Io non sono forte. Merito protezione a prescindere dai suoi bisogni! 

Non mi interessa tanto il dimostrare di essere forte quanto avere le prove di essere amato. 
Metto alla prova il tuo amore, metto alla prova il vostro amore! A costo di sembrare stupido.

Mi fanno capire che sono stanchi di questa mia malattia. la loro protezione sta diventando svalutante.
Avverto questa cosa come fastidiosissima. Mi fanno capire che mi vogliono bene ma non ne possono più di me. Mi fanno capire che mi amano ma che devo muovermi il culo, alzarmi da questa sedia, reagire, che non mi riconoscono più. Prima ero uno tosto, un punto di riferimento, ora sono un'ameba.
"Tua sorella non è mai stata brava a scuola, in macchina è una tonta, ma non ha mai avuto un attacco di panico. E' serena! te ne rendi conto? La colpa della tua malattia non è mia, non è nostra".
Alla fine mi sento un coglione.

Sì, adesso comincia a stufarsi. Tutti sono stufi. E io mi sento solissimo. 
Chi mi proteggerà adesso? 
Sono stanchi, stremati, forse più di me. Mi lasceranno solo. Morirò. Si libereranno di me.
Mi sento solo, abbandonato, testerò un'ultima volta il loro amore e il cuore comincia a battermi forte, ho la fronte bagnata e gelida, le mani già mi tremano.

Mi hanno detto che devo smetterla di cercare una protezione "svalutante" e che posso aver fiducia nell'amore degli altri. Mi vogliono bene, nonostante tutto. Non devo metterli più alla prova! Mi dicono di non confrontarmi più con dei modelli vincenti, che io sono io, con i miei pregi e i miei difetti, con la mia fragilità e la mia forza. Mi dicono di respirare e di prendere contatto con la mia energia positiva, di non controllare più ogni cosa, che posso anche fallire senza sentirmi perennemente giudicato. 
Mi dicono che sono amabile. Che bella parola "amabile". Sarà vero? Mi invitano a prendermi dei piccoli rischi, piccolini piccolini, ogni giorno di più. Dicono che ho dimenticato di essere una persona in gamba. Dicono che è meglio, per me, prendere consapevolezza del mio bisogno d'amore, del mio grande bisogno d'amore e di attenzioni e di lasciarmi amare senza mettere davanti una cortina di "se" e "ma". Che devo ripetermi "non starò male, sto bene! Starò male solo se ricadrò in quel fosso, quello della dipendenza passiva, del testare l'amore".

Spero di guarire e di amare ed essere amato, per come sono, per come voglio essere e non per come dovrei essere.

2 commenti:

  1. Trovare PAROLE per questo post, non è poi così semplice.
    Chi non ci è passato, non può capire fino in fondo di cosa stai parlando. E chi invece ci è passato, nel leggerlo, rivede la sua storia e rimane come... sospeso... e incredulo nel constatare che in fondo è la" storia" di molti, Bruno. E stai sicuro che, una "storia" come questa non si annida di certo nell’animo di chi è superficiale, insensibilie,arrogante, egoista, ignorante, stupidotto, insomma … le persone “vuote dentro” ne sono altamente esenti.
    E' una" storia" che conosco fin troppo bene e per questo so che è molto dolorosa e lacerante, molto davvero. Però, se si vuole,( perchè bisgna prima di tutto volerlo fortemente, vabbè, qualche "buchetta" rimane inasfaltata e di tanto in tanto si rischia di inciampare di nuovo, ma ci si rimette subito in careggiata), insomma, ti assicuro che ci si può riprendere in mano la Vita e continuare il suo percorso, respirandola attimo per attimo in tutta la sua bellezza con una certa armonia. Il Panico, è una bestia malvagia, e quando attacca non lo fa mai così per caso, c'è sempre un perchè. Si, purtroppo ognuno di noi ha il suo personale perchè...
    Io, ricordo perfettamente sia la prima volta che il maledetto partì all'attacco, ma anche il giorno esatto in cui lo affrontai per la prima volta a testa alta e... con grande sorpresa mi resi conto che si poteva vincerlo, bastava solo volerlo. Non è facile, lo so. Nel momento in cui sopraggiunge il Panico, si crede veramente che è arrivata la fine di tutto e che se non arriva a salvarci qualcuno che noi amiamo, moriremo sicuramente. Ma invece non è così. No. Assolutamente. L'unica morte che puo causare il panico è quella dell'animo, e noi... accidenti... non possiamo permettergli di impossessarsi e far morire la cosa più bella che abbiamo: il nostro animo limpido.
    Sai, è la prima volta che ne parlo. Non l'ho mai raccontato neanche al mio blog. Quasi ne avessi vergogna. Mi piacerebbe raccontarti come ebbe inizio la mia rinascita, ma... ora non ci riesco. Fu un'esperienza ... che in quel momento vissi con una lacerazione ed un dolore devastante, ma che poi invece amai infinitamente.
    Ti lascio un abbraccio e un sorriso grande.
    Cristina

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    Risposte
    1. Grazie Cristina, quando vorrai, questo spazio è a tua disposizione. perché chi legge possa trovare giovamento. E' difficile e doloroso affrontare questa bestia, come la chiami tu. E' difficile e doloroso aiutare qualcuno a sconfiggerla o, quanto meno, ad addomesticarla. Si tratta spesso di riaprire vecchie ferite cicatrizzate male. La morte dell'anima, no, quella non deve avvenire. Un abbraccio anche per te. A presto!

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