12/10/15

Buon onomastico!


Giocherellando col mio istinto provocatorio e, come dice una mia amica, egocentrico, spinto dal piacere del cazzeggio condiviso, ho invitato i miei amici di facebook, a farmi gli auguri di buon onomastico, pubblicamente, il 6 ottobre scorso, poiché non supportato da un Santo "vip" come Francesco, Giuseppe, Luca... 
San Bruno, infatti, pur essendo il fondatore dell'Ordine dei Certosini, passa assai inosservato sul calendario.
Tra sfottò e pernacchie virtuali, ho ricevuto molti auguri. Nonostante l'aspetto ludico della questione, mi sono sentito coccolato e pensato. Forse, dietro alla burla, c'era il mio bisogno di carezze emotive.

Nessuna sorpresa, comunque.

Qualche settimana fa, ho cancellato, tra i molti amici virtuali del social suddetto, un mio coetaneo con cui ho condiviso un percorso della mia vita durato un paio d'anni. Non siamo mai stati molto intimi, non posso definirlo "amico", né da quando mi chiese l'amicizia in rete, ho avuto occasione di scambiarci due chiacchiere, anche solo per ricordare i tempi che furono. Mi chiese l'amicizia e stop. Perché avrei dovuto tenerlo con me, nel mio spazio di condivisione?
Dunque, il 6 ottobre, il ragazzo era fuori dalla mia cerchia di amici virtuali.

Quel giorno, mi arriva un messaggio nel telefonino vintage, quello di dieci anni fa, che uso solo in casi estremi, nelle gallerie, nei pizzi di montagna, nelle paludi e nei sentieri sperduti. Ha una ricezione pazzesca.
Un sms lì. 
Dev'essere l'operatore telefonico che si chiede come mai faccia una telefonata a semestre e mi propone una tariffa appetitosa.
E', invece, il mio ex amico virtuale che mi fa gli auguri di buon onomastico e mi comunica una sua roba privata.
Pervaso dai sensi di colpa, gliela chiedo io, adesso, l'amicizia, e torniamo ad essere "amici". L'unico, assieme a qualche parente stretto, ad essersi ricordato spontaneamente di me, quel martedì.

Mi ha sorpreso, ha inquinato la mia credenza cardine "un amico lo è se ti cerca, ti parla, si fa sentire con continuità".
Mi ha pensato, benchè, ne sono certo, si sia chiesto più volte il motivo per cui l'avessi depennato dalla rosa dei miei webfriends.

L'amico sorprende. E' lì quando meno te l'aspetti. Ti accoglie, ti abbraccia, ti fa sentire desiderato. Non ti giudica ma ti guida. Se ci tiene a te, cerca di ricucire lo strappo e ritorna. Essenzialmente, ti fa sentire considerato, pensato, degno di attenzioni. Quando ne hai più bisogno.
Può essere molto diverso da te, caratterialmente, per abitudini o stile di vita, ma s'innesta profondamente nel tuo bisogno, che è un po' il bisogno fondamentale di noi esseri umani, quello di essere visti e considerati, di non essere trasparenti: un bisogno ancora più "nucleare" di quello dell'essere amati. Perché si è amati solo se si è visti. Siamo amati solo se esistiamo nella vita e nelle coordinate emotive dell'altro. 
Un amico ti vuol bene. Capisce che hai sete e hai sete di qualcosa che non sai cos'è. 
Sfida i pregiudizi, supera le tue resistenze e ti mette la soluzione di fronte al naso. Desidera brindare con te, al tuo ritrovato, rinnovato star bene.

8 commenti:

  1. E già, come non pensarci... Pensa che il suo santuario (la certosa di Serra San Bruno) è uno dei luoghi più belli della mia infanzia, un posto davvero suggestivo, in mezzo a dei boschi di una bellezza strepitosa.
    Auguri, Bruno: anche se in ritardo, sai che sono sentiti.

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    1. Grazie!!! E ancora grazie. Sono andato a cercare delle immagini di questo santuario. Una roba enorme e, in effetti, incastonata in una zona bellissima. A presto, caro Attanasio. Ciao!

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  2. inconsapevolmente magari negli anni ,abbiamo perso qualcuno che ci avrebbe giovato come amico,e non ce ne siamo accorti....

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    1. sì, succede. spesso vogliamo trovare negli altri specchi e conferme. per questo allontaniamo chi farebbe emergere lati di noi stessi sconosciuti, nascosti, ma potenzialmente sani. C'è sempre tempo per rimediare, comunque. Si cambia anche a 100 anni. ciao!

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  3. Auguri in ritardo, Bruno!!!
    Molto interessante questa tua esperienza che va a sfatare alrcune convinzioni. Anch'io ho sempre pensato che l'amico sia colui che "ti cerca, ti parla, si fa sentire con continuità". Poi...soprattutto sul "si fa sentire con continuità" ho dovuto ricredermi. Ho incontrato persone che per certi periodi non si sono fatte più vive e che sono ricomparse poi all'improvviso regalandomi un calore e una reciprocità straordinaria e sorprendente che mi ha fatto pensare: "Qui un legame c'è e il passare del tempo non ha interrotto nulla". E ho capito che l'amicizia non ha paura del silenzio, se ci si porta nel cuore.
    Grazie!!!

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    1. grazie Annamaria! Credo che in amicizia la dinamica silenzio/bisogno sia centrale. Se ho bisogno e sto in silenzio, sfiducio l'amico. Se hai bisogno e sto in silenzio, mi "dimetto" da amico. E' la risposta al bisogno che riattiva o spegne la relazione, anche a distanza di tempo. E il bisogno può essere anche "semplicemente", un bisogno di contatto caldo e carezzevole o fresco ed effervescente. Ciao cara, a presto!!!!

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  4. uhm... sai che non so se sono proprio d accordo?
    ma ci devo pensare su.

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