27/01/17

Due pagine

Queste sono forse le pagine più importanti del mio nuovo libro. Devo ancora finirlo. In queste due pagine non succede niente ma è uno snodo emotivo importante. Non voleva uscire questo grumo di parole e sentimento! Lo trattenevo dentro di me: so perché. Magari un giorno ve ne parlerò.
Mi leggete in pochissimi qui. E siete tutti amici. Voglio condividere questo pezzo con voi. E' uscito così, stamattina. Non so se è scritto male o bene. Non m'interessa. Dev'essere così. Ho omesso solo i nomi. Anche perché non so se rimarranno tali. Ciao, vi abbraccio.
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Accanto all’altarino con la madonna di Lourdes, appesi al muro verde lucido della saletta d’attesa, c’erano dei cuori d’argento, un cuscino ricamato, una barbie e un orsetto di pelouche, la locomotiva di un trenino elettrico, una maschera da sub. Una donna stava aggiustando un mazzo di girasoli freschi dentro a un vaso di marmo. Quella saletta pareva una chiesetta, una stanza da giochi ma anche una camera mortuaria.
M… era andato al bar dell’ospedale a comprare un paio di arancine e qualcosa da bere.
- Lei di chi è parente?
- Di nessuno.
- E perché è qui?
- Sono venuta a trovare una persona.
- E’ in rianimazione?
- Sì.
- E’ un’amica di famiglia?
- Sì e no.
- E’ venuta per la ragazza investita dal camion?
- No.
- Per il bambino volato dal terzo piano?
- Sì.
- C’è sua nonna, mischina, che piange come una vitella orba. E’ sola da ora di pranzo, dietro alla porta a vetri. Non le dicono niente. Non dicono mai niente qui. Se sta peggio, meglio, se si sveglia, se trema, se ha le convulsioni. Niente.
- Lei è una parente?
- Mio figlio è morto tre mesi fa dopo sei mesi di coma.
- E viene ancora?
- Perché non dovrei?
- Suo figlio è morto.
- Questa è stata la sua ultima casa.
- Com’è morto?
- Era un sub, bravo, era un istruttore famoso. S’è impigliato in una rete da pesca.
- Mi dispiace.
- Almeno è morto facendo quello che gli piaceva, non succede a tutti.
- E’ vero. Non succede a tutti.

Era seduta dietro alla vetrata opaca della Rianimazione. Una coroncina in mano, gli occhiali grossi tartarugati, i capelli fini bianchi, con qualche ciocca gialliccia; era stata bionda. Corpulenta, portava delle calze elastiche e delle scarpe da tennis, una gonna di jeans e una camicia bianca a fiori blu.
- Signora, ha mangiato?
- Un minuto che finisco il rosario.
Era assorta nelle sue preghiere. A... ascoltò le ultime parole: Proteggilo Vergine Santa, proteggilo.
- No, non ho mangiato. Ma non ho fame.
- E’ la nonna di F…?
- Sì, lei chi è?
- Sono un ispettore di polizia, mi chiamo A…..
La donna sembrò agitarsi. ….. continuò.
- Sono qui perché voglio sapere come sta suo nipote. L’ho conosciuto per caso a Ballarò. E mi sono affezionata.
- Come l’ha conosciuto?
- Veramente voleva rubarmi il portafogli.
- Mio nipote non ruba.
- Non m’interessa accusarlo. Sono qui perché so che è un ragazzino solo e mi piacerebbe fare qualcosa per lui.
- Ci sono io, ho sempre pensato io a lui.
- Signora, non è facile per me ammettere questa cosa, ma quando ho visto suo nipote ho pensato che avesse bisogno di me, una cosa assurda, irrazionale, mi faccia fare qualcosa per lui. Intanto mangi qualcosa. Il mio collega sta portando qualche pezzo di rosticceria. Si sforzi di mangiare.
- Mi chiami E...
- Lei mi chiami A.
La nonna di F…. mangiò un calzone al forno con loro. A. volle tenerle la mano. D'un tratto quell'altra la ritrasse.
-  Se ne vada a casa sua. Non ha figli?
- Mi dia del tu. No, non ne ho.
- Ah. 
- Resto qui con lei.
- Fra un po’ me ne faranno andare. Mi hanno fatto entrare due minuti. E' intubato. Fino a che non mi dicono che è morto starò seduta qui vicino a lui. Dormirò nella sala d'aspetto.

4 commenti:

  1. Si resta in silenzio, un silenzio assorto, davanti a queste pagine di una intensità cruda e spoglia. Ma anche davanti a quel "grumo" interiore che te le ha suggerite.....
    Grazie di averle condivise qui con noi, Bruno, grazie davvero!!!!

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    1. grazie Annamaria. Non è stato facile. A presto

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  2. Leggo,solo,ora, è marzo. Ho,letto. Non voglio rispondere. Il dolore è un grumo duro dentro al petto,in questi ricordi. A tutti è successo una volta nella vita. Anche a me. Perciò non voglio assolutamente ricordare, rivangare.., non voglio condividere ciò che fu.

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    1. ti capisco. scrivere a volte è terapeutico. per me lo è stato buttando fuori quel ricordo in una storia non reale. Un abbraccio, ciao

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