27/06/19

Riapro le tende per un po', non so quanto.

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Ho riaperto blogger dopo un tempo infinito. Se ciò che è casa lo riconosci subito, ecco, io lo riconosco qui. Un posto in cui ho vomitato parole, edulcorato amarezze, incontrato anime belle.
Diciamo che ho avuto altre priorità in questi anni oppure, sì, forse è più realistico, non ho avuto nulla da dire di profondo, ficcante, indispensabile, in tutto questo tempo.
Un paio di anni fa ho aperto un altro blog, più professionale, come mi consigliarono. Non l'ho mai sentito casa mia. Anzi, inconsciamente l'ho rivestito di cupezza, coi toni del grigio, del marrone... molto elegante, per carità, ma freddo. Qui è tutto così bianco, così piastrella pulita della cucina (o del bagno). È un posto intimo e informale. Non mi ha mai smesso di piacere. E posso scegliere le foto che voglio, tanto qui mi sembra di non avere status o immagine da tutelare, come questa foto qui: un divano assurdo in una posizione assurda, ma comodo, mi pare.
Sto scrivendo e nemmeno so cosa. Voglio lasciare una traccia oggi, in questa casa dalle finestre socchiuse. E aprire le tende, fare entrare un po' di luce.
Voglio. Che bello quando vuoi una cosa e puoi farla, come una pernacchia in salotto, senza che nessuno si lamenti troppo.
Io sto bene. La mia famiglia cresce. Siamo sereni. Professionalmente non mi posso lamentare. Il mio libro, velleitario e ingenuo, ha venduto circa centocinquanta copie. Più della metà acquistato da sconosciuti. Pensandoci bene, un italiano su 500.000 possiede la mia opera. Vista così mi riempie d'orgoglio. Ho curato una pagina facebook che quotidianamente conta una ventina di like e in cui scrivo qualcosa, niente di eccezionale, pezzi del libro, piccole riflessioni. Sto finendo di scrivere un romanzo. Infinito. Ecco, infinito come il tempo che è passato dall'ultima volta che ho scritto qualcosa di sensato, qui. Il romanzo devo ancora rivederlo e poi chissà. Non capisco se è proprio la scrittura del romanzo o i pensieri intorno ad esso ad aver limitato la mia presenza qui. Bo, non so.
Sto bene, mai stato meglio. Ho una figlia adolescente bellissima e polemicissima, ma è normale, un'adolescenza senza conflitto è patologica. Le altre, di nove e cinque anni, mi riempiono di soddisfazioni e mia moglie mi riempie di attenzioni.
Il lavoro è cambiato, adesso porto il camice e lavoro in un ospedale. Anche nel lavoro, il tempo della maturità. Dell'approdo.
Ma io sono un uomo di mare e amo navigare, dunque immagino rotte nuove e coste selvagge da scoprire, anche solo nella mia fantasia. Tempeste da attraversare. Acqua che inzuppa i vestiti. Albe pulite e nuove.
Non ho superato ancora il lutto per Sandra. Porca miseria, che persona meravigliosa. Era spesso presente in queste pagine e, cavolo, non posso pensarci che non ci sia più. Forse immaginavo che la blogosfera fosse inattaccabile dalle vicende umane, dalle malattie, dalla morte, invece no. Del resto un blogger è una persona, vive, matura, muore. Mi pare di ripetere la lezione del regno animale che ho studiato questa primavera con l'altra mia figlia, quella di nove anni. Anche il blogger è un essere vivente! Non è solo un account, un'idea, pippa mentale, poesia.
Il tennis. So che ve lo state chiedendo.
Quest'anno ho partecipato al mio primo torneo serio. Mi sono deciso. Perché il timore del giudizio non abbandona il timoroso nemmeno dopo anni di psicoterapia e di lucida introspezione.
Ne ho perse cinque su sei ma con onore. L'ultima, 1-6 1-6. Da un trentaduenne magro e allenato. Mi ha pure pagato l'ora del campo. Mi sono sentito non solo sconfitto ma anche decrepito. Gli ho fatto pena. Ma credo di non aver giocato male e mi ha chiesto di rigiocare, dunque, o è un autolesionista o si è divertito pure lui  o è un sadico (avrà goduto nel vedermi a un passo dall'infarto?).
Ah, c'è una novità di un certo rilievo. A settembre inizio a seguire un corso di scrittura. Chissà che non scopra parti di me che ho silenziato e che vogliono emergere in tutto il loro splendore o in tutto il loro orrore, su carta. O qui. Dunque, stay tuned.

Vi voglio bene. Baci. A presto. Amici miei.

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11 commenti:

  1. tu scrivi,noi rispondiamo,perchè è importante tendere un filo invisibile tra i meandri del cuore

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    1. uh che bella cosa che hai scritto! Un abbraccio anche a te

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  2. Mi ha telefonato Nicola Pietrangeli (sai com'è, tra coetanei):
    Vuol mettere su la vecchia banda. Mi ha detto di cercare te ed il ragionier Filini, quello del "Allora, ragioniere, che fa? Batti? "
    Comunque bentornato. Noi qui stiamo.

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    1. sei un Filino ironico. A proposito come va l'arrampicata? So che adesso ti limiti a scalare gli espositori dell'Esselunga (soprattutto nelle ore più calde chè là almeno c'è l'aria condizionata). Un po' mi spiace di questa tua resa.

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  3. ciao Bruno, ci sono anche io a leggerti e sono contenta che sei tornato, cosa ne sai? che qui c'è un popolo di silenti che ti aspetta e passa di qui a controllare se hai aperto le finestre! Sai che non riesco a immaginare te in camice tra i corridoi dell'ospedale? sarai mica diventato tutto serioso?
    in ogni caso mi fa piacere leggerti, un abbraccio
    Sabina Folada

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    1. Cara Sabina, se hai letto l'ultimo post di Fb potrai trovare una risposta al tuo dubbio. Un abbraccio!!!

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  4. CeccoSmash15 luglio, 2019

    Ciao, come va? Ogni tanto apro Tennis e Psiche ma nulla! Devi per forza dire qualcosa su quello che è successo ieri. Sono completamente distrutto moralmente. Il bruto umano respingitore con i suoi orribili mezzi efficaci ha di nuovo oltraggiato la divinità tennistica nel suo tempio. Stamattina mi sono svegliato e ho pensato che magari era solo un incubo.

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    1. Ciao Cecco, che dire? Come sai, io ho una visione un po' introspettiva del tennis...Guardo anche gli spalti, e ho visto una signora Federer sovraeccitata e sopra le righe, prima della finale. Magari vuol rifarsi il divano, oppure ha visto quel completino da Zara e ha bisogno di schei. Non so che dirti. C'è un meccanismo in psicologia che si chiama autoboicottaggio. Federer ha detto, a fine partita "la mia famiglia non sarà felice di questo risultato...". Chissà, forse è stato un modo per punire le ambizioni della coniuge oppure il desiderio di avere ancora stimoli, perché dopo la vittoria a questo Wimbledon credo che avrebbe detto "ok stop". Il set vinto 6/1 ci dice tanto sulla superiorità tecnica di Roger e i match point e i tie break falliti ci parlano di una tenuta mentale non ai massimi, proprio lì a un passo dalla vittoria. Insomma, per me o si è dato l'occasione per riprovarci e stare nel circuito un altro anno oppure ci sono dinamiche coniugali di mezzo. In ogni caso, buon per noi appassionati, alla faccia di chi lo vuole troppo vecchio per competere o a casa impegnato nel buttare giù la pasta...

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  5. CeccoSmash15 luglio, 2019

    Autoboicottaggio! Secondo me ne sai qualcosa! Il Nonno-Dio con sentimenti umani lotta chiaramente contro se stesso a volte (questo è quello che ce lo fa amare), però a motivo delle difficoltà vedo più una specie di sudditanza psicologica verso il Falzho GOAT. Ieri sarebbe stata la vendetta perfetta, peccato. Come dici, è meglio avere "un Federer" piuttosto che nessuno. Negli slam ogni volta vince uno e perdono 7,7 miliardi di tennisti, la sconfitta fa parte del gioco e almeno il Nonno è arrivato in finale. Non male per essere uno che fra poco butta la pasta.

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