06/06/20

Rimanere nudi e salvarsi

La tonnina è favolosa, immersa in un sugo su cui nuotano foglioline di menta. Mi macchio i pantaloni. Mi chiama il ragazzo che mi porta lo spray antimacchia. Ti sei salvato mi ha detto Giacomo e non so a cosa si riferisse. O forse si. Se penso alle occasioni in cui mi sono salvato ne trovo due, al massimo tre. Sono stati incidenti mancati, presenze che mi hanno strappato da morte certa, tipo quando con Melchiorre abbiamo fatto testacoda in autostrada, in galleria, e siamo stati lì, trenta secondi impalati con lui al volante che cercava di fare inversione ma il paraurti era incastrato nel guardrail. Poi, un'altra volta un angelo, perché lo vidi, era un vecchio con gli occhi chiarissimi e un mantello rosso, mi svegliò la mattina presto, dovevo andare a Marsala da un mio amico e mi disse di fare in fretta. Arrivai con un'ora d'anticipo e schivai la bomba. Lo raccontai ad Angela e rise dandomi dello schizotipico. Angela, priva di filtri, di timore reverenziale, sorella di giorni perduti, mai amante. Non so a quale salvezza Giacomo pensi. Forse a quella della nudità evitata, perché parlare di sé stessi a un altro che ti ascolta con interesse ma disinteressatamente e che non cerca solo di assecondarti o di giudicarti, è come denudarsi. Io ho una paura fottuta di rimanere nudo. Ed essere visto nel mio bisogno. 

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