24/07/19

Un tizio entra in un caffè

Un tizio entrò in un caffè.
Restò fermo di fronte al bancone dei cornetti per due minuti. Poi richiamò l’attenzione della banconista alzando l’indice. C’era ressa. Bologna si era svegliata sotto un lenzuolo di neve, ma era aprile e la gente sembrava spaesata, in cerca di generi di conforto. Il tizio mirò col dito a una treccia con l’uvetta e indicò la macchina per gli espressi, mimando la tazzina poggiata sulle labbra. “Normale?” gli chiese la ragazza. Poi si corresse, scandendo: “liscio?”. Lui annuì. Raggiunse un tavolino in fondo, accanto al bagno, non una posizione amena, ma con una visione aperta di quel film muto, tutto uno sfiorarsi e non toccarsi. Lui non aveva problemi col contatto e capiva i sentimenti delle persone solo toccandole. Prese un foglio e una matita da una ventiquattrore. Non aveva mai maledetto la vita perché sapeva conoscere l’animo umano attraverso le mani e sapeva usare bene la matita. Disegnò freneticamente, guardando la ragazza, che se ne accorse; lei arrivò, gli sorrise. In quel sorriso lui non lesse pena. La afferrò per un braccio, lei fu sorpresa ma non si divincolò. Lui vi sentì lacrime, solitudine, gentilezza, onestà, abnegazione, speranza. La lasciò, le mise in mano il foglio piegato, delicatamente, con una carezza furtiva. La ragazza guardò l’uomo, la sua barba bionda e curata, gli occhi grigi e tersi. Si accorse che era bello e giovane. Aprì il foglio. Era lei, la sua immagine perfetta, solo un po’ più spettinata. Sotto, una frase: “La sai quella del tizio che entra in un caffè? Oggi quel tizio annega nei tuoi occhi”. Lei afferrò la matita, scrisse qualcosa, ripiegò il foglio, glielo porse e tornò a servire. “Rivoglio il disegno alle 19, qua fuori, anche sotto una tormenta” aveva scritto. Quella sera, invece, fu piena di stelle.

2 commenti:

  1. La chiusa è proprio bella.
    Il resto anche.

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    Risposte
    1. Sono contento di questo tuo giudizio. Grazie. Era un esercizio, in realtà. Dovevo scrivere una storia di 300 parole partendo da una barzelletta. Di veramente mio qui c'è Bologna e un bar che frequentavo e la neve. Poi ho voluto dare un tocco naif al tutto, un po'lezioso, non propriamente nelle mie corde, ma m'è venuto così. A presto, caro

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